Intelligenza emotiva
Ognuno di noi è provvisto di diverse intelligenze. Il primo a teorizzare questa cosa qui fu lo psicologo di Harvard Howard Gardner. In seguito, diversi altri ricercatori hanno posto l’attenzione sui diversi tipi di intelligenza. Quella più “utile” è l’intelligenza emotiva, perché ci aiuta a diventare persone e lavoratori migliori. Basti pensare che una divisione di business guidata da manager con ampie competenze in materia è mediamente in grado di ottenere risultati finanziari superiori del 20 per cento, e che il 90 per cento della differenza fra i risultati conseguiti da persone in ruoli di senior leadership è dovuta alla loro intelligenza emotiva, come hanno rilevato gli studi degli psicologi David McClelland e Daniel Goleman. In questo articolo ho voluto raccogliere alcuni spunti per aumentare la propria intelligenza emotiva.
Cos’è e da cosa è composta l’intelligenza emotiva
Fra i diversi tipi di intelligenza mappati dagli scienziati ce ne sono due che ci aiutano a definire chi siamo e come gli altri ci percepiscono. Essi sono:
- l’intelligenza intrapersonale, che è relativa alla consapevolezza dei nostri sentimenti, valori e obiettivi;
- l’intelligenza interpersonale, ovvero la consapevolezza di sentimenti, emozioni e motivazioni degli altri.
Insieme, questi due tipi di intelligenza determinano l’intelligenza emotiva di ognuno di noi, ovvero la capacità di comprendere i sentimenti e le emozioni di noi stessi e degli altri e l’abilità di usare le nostre conoscenze per guidare le nostre azioni e pensieri.
Come coltivare l’intelligenza emotiva
Secondo Chade-Meng Tan, ex software engineer di Google e oggi presidente di un’organizzazione no profit che mescola meditazione, neuroscienza e tecnologia, la meditazione è al centro delle pratiche per incrementare la propria intelligenza emotiva. Nel libro Search Inside Yourself, scritto per diffondere il corso omonimo tenuto all’interno di Google, e apprezzato fra gli altri dal Dalai Lama, Meng individua cinque aree in cui “allenarsi” per migliorare la propria IE. Le prime tre sono relative a noi stessi, e le altre due al nostro rapporto con gli altri:
- consapevolezza di sé, ovvero la capacità di conoscere il nostro stato interiore, i nostri gusti, le nostre risorse e intuizioni;
- autoregolamentazione, e cioè l’abilità di controllare i nostri impulsi, le nostre risorse, e il nostro stato mentale;
- motivazione, intesa come la capacità di mantenere le nostre azioni allineate ai nostri obiettivi;
- empatia, ossia la consapevolezza dei sentimenti, dei bisogni, e delle preoccupazioni altrui;
- competenze sociali, che in definitiva riguardano la nostra abilità di influenzare gli altri.
Lavorando su queste aree, possiamo dunque aumentare i risultati che otteniamo nella vita e nel lavoro. Se sei interessato ad approfondire la meditazione, ho scritto un libro sul tema: La Pratica: comprendere la meditazione, superare le difficoltà e stabilire un’abitudine salutare.
1. Autoconsapevolezza
Essere consapevoli significa in definitiva essere onesti con se stessi. Sapere chi siamo davvero ci aiuta a vedere le cose più chiare, perché siamo in grado di comprendere come sentimenti ed emozioni influiscano sulla nostra percezione del mondo e sulle nostre azioni.
L’autoconsapevolezza ci aiuta a controllare le nostre emozioni. Infatti, come disse una volta il maestro buddista Mingyur Rinpoche, quando vedi un fiume in piena, lo stai già domando. Allo stesso modo, nel momento in cui sei cosciente che qualcosa non va, stai già risolvendo il problema e hai già eliminato molti dei dubbi circa le azioni da compiere. Dal punto di vista scientifico, l’autoconsapevolezza funziona perché attiva la neurocorteccia, ovvero il nostro cervello pensante. Quella parte di noi che analizza le cose per quello che sono e le giudica razionalmente. Proprio per questo motivo, la coscienza di sè aumenta anche la confidenza.
Come essere più consapevoli
La principale caratteristica dell’autoconsapevolezza è la capacità di non prendersi sul serio. Di ridere di se stessi. Quindi, per iniziare a incrementare questa nostra capacità, è sufficiente prendere con beneficio di inventario quello che arriva alla nostra coscienza e sorridere delle nostre preoccupazioni. Che poi, in fondo, non sono altro che parte della vita di tutti i giorni. E spesso lasciano il tempo che trovano perché il giorno dopo è un giorno diverso. Questo però non basta per raggiungere il nostro obiettivo. Quindi? Quello che possiamo fare è chiedere agli altri feedback su di noi. Perché gli altri ci vedono di solito in maniera più obiettiva, e sicuramente non hanno le nostre emozioni che li disturbano.
2. Autoregolmentazione
Saggio è colui che non risponde né agisce mai prima di aver riflettuto. Per diventare un po’ più saggi occorre dunque liberarsi dai propri sentimenti e spendere del tempo a riflettere su ciò che ci capita, evitando così di reagire e attivando invece azioni ragionate. Come fare? È necessario imparare a controllare le nostre emozioni e i nostri sentimenti e incanalarli nella direzione giusta.
Come controllare le proprie emozioni
Quando siamo in grado di autoregolarci, riusciamo finalmente a prendere decisioni migliori, siamo più resilienti, e in grado di agire mantenendo la nostra integrità. Per questo motivo la mindfulness è un ottimo strumento per autoregolarsi. Essa altro non è che una forma di meditazione finalizzata ad aumentare la nostra capacità di attenzione (ovvero di concentrarci su un qualcosa) e di meta-attenzione (essere attenti a essere concentrati). È più facile da capire con un esempio: quando vai in bicicletta, sei concentrato sul mantenere l’equilibrio, e per farlo aggiusti la posizione del tuo corpo costantemente in relazione alle condizioni dell’asfalto, al tragitto da percorrere, ai tuoi movimenti e a quelli degli altri, stando attento a non perdere la concentrazione.
In particolare, la meta-attenzione che alleniamo attraverso la meditazione è quella capacità di renderci conto se siamo concentrati o meno su quello su cui dovremmo concentrarci. Il semplice rendersi conto di essere distratti ci rimette in cerca della concentrazione che avevamo. Per questo, nella meditazione non è importante non avere pensieri, ma rendersi conto che ci sono e invitarli a tornare un’altra volta. Ciò ci consente di mantenere la concentrazione su quello che stiamo facendo e ottenere di conseguenza risultati migliori. Iniziare a meditare è così semplice che non averci mai provato è davvero un peccato.
Per imparare a governare le nostre emozioni e i nostri sentimenti, la prossima volta che stiamo per dare di matto ci basterà focalizzare la nostra attenzione sul nostro respiro. Secondo la neuroscienza, infatti, bastano pochi secondi di calma per riprendere il controllo di noi stessi. Non ci ho creduto fino a che non ho iniziato a farlo costantemente, e davvero funziona. Ti rendi conto che stai per esplodere, allora ti concentri un attimo sul respiro e ritrovi la calma necessaria a evitare di dare di matto. Dopo un po’ che lo fai, diventa un’abitudine. Che però va mantenuta in esercizio con la meditazione.
3. Motivazione
Una delle caratteristiche dell’intelligenza emotiva è l’intrinseco desiderio di raggiungere gli obiettivi prefissati. Questo desiderio, la motivazione, è più forte tanto più percepiamo che siamo parte di qualcosa di più grande di noi, nel lavoro come nella vita di tutti i giorni (per questo è molto utile avere un piano di vita). Per certi versi, questa è una cosa un po’ nerd: non so se ti è mai capitato di voler risolvere un problema, o riuscire a fare una cosa a tutti i costi, per il semplice desiderio di riuscirci. Ricordo, per esempio, quando ho ricompilato il kernel di Linux per il semplice desiderio di riuscire a farlo. A cosa mi sarebbe servito? Assolutamente a nulla, ma siccome avevo deciso di provare a farlo ho passato tre notti al computer per riuscirci (e a distanza di 12 anni ricordo ancora l’orgasmo di quel momento).
Come essere sempre motivati
Nell’articolo su come hackerare le nostre giornate, ho spiegato come possiamo ricercare lo stato di flow — quello in cui siamo così concentrati a fare quello che stiamo facendo che non ci accorgiamo del tempo che passa — in ogni attività a cui ci dedichiamo. In sintesi, questo avviene quando alziamo l’asticella, rendendo l’obiettivo più difficile da raggiungere o coinvolgendo tutte le nostre competenze. Un semplice trucco per essere maggiormente motivati tutti i giorni in quello che facciamo è tracciare i nostri risultati. È il concetto alla base di tutte le milgiori app per tracciare le nostre abitudini. Dietro a questa idea, c’è un’interessante ricerca di Teresa Amabile, secondo cui la singola cosa più motivante è tracciare il progredire in un lavoro significativo. Per metterlo in pratica, è sufficiente tenere una lista delle cose fatte ogni giorno in un posto dove possiamo vederlo, per esempio nel nostro bullet journal. I risultati che ho ottenuto con i miei side project hanno iniziato a essere significativi proprio quando ho cominciato a usare sistematicamente il mio diario.
4. Empatia
Empatia significa grosso modo la capacità di comprendere l’insieme delle emozioni delle altre persone, unita all’abilità di trattare gli altri in base a queste. È una cosa molto delicata perché troppo poca empatia così come troppa empatia può causare problemi.
Il modo migliore per generare questa empatia è mostrare gentilezza verso gli altri e farli sentire compresi. Da questo si genera la fiducia degli altri.
Ci sono tre differenti tipi di empatia:
- empatia emotiva, per cui ci “sentiamo” come gli altri;
- empatia cognitiva, per cui comprendiamo i motivi che suscitano gli stati d’animo di una persona, e riconosciamo il perché di quello stato d’animo;
- compassione, attraverso la quale riconosciamo le sofferenze degli altri, siamo tristi per loro, e gli offriamo il nostro aiuto (e perché non fare lo stesso con noi stessi quando siamo nei guai? Questo è il significato dell’autocompassione).
La compassione è il tipo di empatia più utile, perché ci aiuta a sentire per, anziché con. E questo ci porta a voler aiutare gli altri, senza impedirci di farlo. Per aumentare la nostra intelligenza emotiva, dobbiamo concentrarci sulla compassione. Dal punto di vista personale, ho riscontrato questa cosa più volte con i miei blog, e per questo l’ho teorizzata all’interno dell’ebook Idea, Sogna, Crea.
Come essere più empatici
Per aumentare la nostra empatia, possiamo utilizzare alcune specifiche meditazioni chiamate Just Like Me e Loving Kindness. La prima vuole che ci immaginiamo nelle vesti degli altri e cerchiamo di capire che anche loro desiderano essere felici e sentirsi amati, proprio come noi. La seconda, prevede di avere pensieri felici per gli altri e augurare loro il meglio. Non c’è bisogno di meditare per mettere in pratica queste cose, ma farlo è un passo in avanti verso l’introduzione di questa abitudine nelle nostre giornate.
Un altro modo di aumentare la nostra compassione lo suggerisce Dan Harris in 10% Happier: immaginiamo le persone a cui vogliamo bene e mandiamo loro buone vibrazioni. Partendo da noi stessi. Auguriamo di essere felici, in salute, sicuri, e di vivere bene. Lentamente, come se offrissimo una birra. Piano piano, estendiamo questa offerta ai nostri nemici e infine a tutte le creature. Ai miei nemici, non ci sono mai riuscito, ma con le altre pratiche ho notato miglioramenti nel mio atteggiamento verso gli altri.
5. Competenze sociali
Brutalmente detto, le competenze sociali definiscono la nostra abilità di creare e gestire relazioni con uno scopo ben preciso in mente. Non a caso, una ricerca di Jim Kouzes e Barry Posner ha illustrato come i manager di maggior successo siano quelli in grado di mostrare compassione nei confronti dei propri dipendenti, e di preoccuparsi della loro felicità prima che dei risultati dell’azienda. Questo perché le persone compassionevoli hanno una maggior capacità di influenzare gli altri. Le competenze sociali in definitiva non sono altro che l’abilità di indirizzare le persone nella direzione che desideriamo, e di creare rapporti definiti dai nostri obiettivi. È brutale, ma è vero: nessuna delle nostre relazioni è priva di un fine. Che ne siamo coscienti o meno. E, anzi, a ben rifletterci, paradossalmente esercitiamo questa competenza molto di più quando non ne siamo coscienti.
Come sviluppare le competenze sociali
Il modo migliore di sviluppare le nostre competenze sociali è coltivare gli altri aspetti dell’intelligenza emotiva definiti da Meng, come suggerisce anche lo scrittore Erik Barker in un articolo sul tema. Le persone in grado di gestire al meglio i rapporti con gli altri sono quelle che riescono a comprendere e controllare le emozioni, proprie e altrui, generare empatia, e sono profondamente motivate in quello a cui si dedicano. Nel libro di Daniel Carnegie Come trattare gli altri e farseli amici troviamo almeno 10 spunti per migliorare le nostre relazioni con gli altri.
La cosa più importante
A posteriori, mi pare evidente che la capacità di trovare armonia fra queste “competenze” sia ciò che tiene insieme il tutto e ci consente di crescere. E per trovare questa armonia quello di cui abbiamo bisogno è la pratica quotidiana. Perché solo pedalando tutti i giorni impariamo ad andare in bicicletta senza cadere.
Nel mio corso La Sfida di Vivere Intenzionalmente ho raccolto riflessioni, abitudini e life hack che aiutano a sviluppare le prime quattro caratteristiche dell’intelligenza emotiva. Se sei interessato, dai un’occhiata al programma del corso.
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