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3 attività per cambiare ritmo: la regola delle 5 ore

Silvio Gulizia
Silvio Gulizia
5 minuti
3 attività per cambiare ritmo: la regola delle 5 ore

Siamo tutti così ossessionati da produttività ed efficienza che spesso rispondiamo all’ultimo stimolo ricevuto anziché concentrarci su quello che ci consente di compiere reali progressi. In questo scenario, è sufficiente dedicare qualche ora alla settimana ad attività intenzionali per fare la differenza.

La tecnologia di cui siamo circondati non ha mantenuto le promesse. Anziché semplificarci la vita, ce l’ha complicata. Quella che era, e che è, una delle mie grandi passioni, è oggi anche la principale causa all’origine della società della distrazione.

L’unica reazione possibile a Facebook, Twitter, Netflix e compagnia bella è una pratica intenzionale. Il ricercatore Cal Newport, nel suo libro Deep Work, la definisce lavoro profondo. Con questo aggettivo Newport indica non lo sforzo dedicato a una specifica attività, ma l’attenzione, o meglio la concentrazione, con la quale iniziamo e portiamo a termine un determinato compito.

In un mondo in cui la competizione è all’ordine del giorno, per avere un vantaggio competitivo è necessaria, oltre a sfruttare le sensazioni positive già presenti noi, una pratica quotidiana che ci cresca come individui prima, e lavoratori poi.

La regola delle 5 ore

Per ottenere questo vantaggio, l’imprenditore e inventore Benjamin Franklin era solito investire un’ora al giorno nella propria crescita. Da lui si fa derivare la regola delle cinque ore, che recentemente è rimbalzata da blog in blog come l’antidoto alla catastrofe che stiamo vivendo.

La regola è stata adottata, più o meno consapevolmente, ma di certo intenzionalmente, da diversi personaggi di un certo calibro, da Elon Musk a Mark Zuckerberg a Barak Obama.

Secondo la regola, le cinque ore, che sono poi cinque solo per modo di dire, sono suddivise fra:

  • lettura
  • riflessione
  • sperimentazione.

Lettura consapevole

Mi siedo nel mio ufficio e leggo tutto il giorno. Questo ha confidato uno degli imprenditori di maggior successo, Warren Buffett, quando gli è stato chiesto quale fosse il proprio segreto. Imprenditori e investitori come Mark Cuban, Mark Zuckerberg e Bill Gates sono alcuni degli altri illustri iscritti al club.

Leggi 500 pagine ogni giorno. È così che funziona la conoscenza. Si sviluppa, come un’interesse composto. Chiunque di voi lo può fare, ma vi garantisco che molti pochi lo faranno. – WARREN BUFFETT

Ritagliarsi del tempo per leggere sembra complicato, ma è invece molto semplice. È sufficiente prendere il calendario e bloccare un’ora per farlo, portarsi dietro un libro o scaricare un PDF, e leggere.

Obiettare che non abbiamo tempo significa ignorare che gli obiettivi che raggiungiamo in otto ore di lavoro possiamo raggiungerli tranquillamente in sette, semplicemente concentrandoci su quello che facciamo e ingaggiando una battaglia con i mille stimoli che ci distraggono in media ogni 11 minuti.

Quando leggiamo, inoltre è, sufficiente qualche trucco per spremere dai testi che consumiamo il sapere che è in essi contenuto.

Leggere è un potente strumento con cui apprendere nuove informazioni utili alla nostra crescita come individui e a progredire nelle nostre attività professionali.

Riflessione e revisione

Il miliardario Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, uno degli hedge fund più grandi al mondo, è noto per rendere pubblici i propri errori a tutti gli impiegati della propria azienda e programmare meeting con il proprio team per andare a caccia delle radici di quegli errori.

Diversi imprenditori di successo dedicano ore ogni giorno a questa pratica. È un’attività che ho visto svolgere anche a diverse startup di Pi Campus, il fondo di VC con cui collaboro. In gergo si chiama lesson learned e consiste nel definire quello che si è imparato da ogni attività andata non proprio secondo le aspettative.

La pratica più interessante della regola delle cinque ore, che si riallaccia a quello che scrivevo nell’articolo Il tempo di pensare, è pianificare delle ore per riflettere su quello che facciamo.

Ryder Carrol, l’inventore del Bullet Journal, chiama riflessione la pratica quotidiana di revisione dei propri task. Nell’articolo Mindfullness e produttività ho spiegato come ho adottato il metodo MIT all’interno del bullet journal. La mia riflessione quotidiana, che ho illustrato nel percorso della Sfida, consiste di fatto in una revisione delle attività più importanti, quelle in grado di farmi progredire da dove mi trovo a dove voglio arrivare.

Un’altro strumento utile a questo scopo è il journaling, ovvero tenere un diario dei progressi in cui annotare ogni giorno come stanno andando le cose. O semplicemente provare a rispondere ogni giorno a qualche semplice domanda: Per cosa sono grato oggi? Cosa renderebbe oggi una grande giornata? Quali sono tre belle cose accadute oggi? Come avrei potuto rendere oggi un giorno migliore? Cos’è andato storto e come avrei potuto evitarlo?

Se non impariamo a ritagliare del tempo per pensare ogni giorno, non saremo mai in grado di focalizzarci sui progressi di cui siamo in cerca.

Sperimentazione continua

Nel mondo delle startup c’è una regola semplice: fallire in fretta, fallire in sicurezza. Non significa che l’obiettivo sia il fallimento, ma che, se le cose devono andare male, è meglio che vadano male in fretta, per perdere meno soldi possibile e avere più tempo per recuperare.

Una startup, prima di avere successo, deve sperimentare diverse soluzioni fino a trovare quella giusta. Ergo, meno tempo e meno risorse brucia per trovare la soluzione, più è probabile che abbia successo.

A Google e Facebook, che startup non lo sono più, questa cultura è comunque presente ancora oggi nella regola del 20 per cento e nell’Hackamonth. Google concede ai propri dipendenti di impiegare il 20 per cento del proprio tempo in attività “non controllate”, di cui hanno solo l’obbligo di rendere conto al proprio supervisore. Da questi 20 per cento sono nati software come Google News, Gmail o Adsense. Facebook invece pretende di avere il 10 per cento dei propri dipendenti in ogni dato momento impiegati su nuovi progetti. La regola è che dopo un anno di lavoro sullo stesso progetto, il dipendente debba andare a lavorare su qualcosa di completamente diverso per almeno un mese.

Come possiamo fare nostri questi spunti? L’ho raccontato nell’articolo dedicato a come vivere in beta permanente, e in poche parole posso riassumerlo nell’essere sempre focalizzati sul miglioramento di quello che stiamo facendo, con un piano B da parte in caso le cose vadano male.

Come trovare il tempo di seguire la regola?

Dedicare un’ora al giorno a lettura, riflessione e sperimentazione non è proprio immediato, ma possiamo radicare queste attività nella nostra vita un po’ alla volta.

Un semplice trucco è pensare alla nostra giornata come a blocchi di dieci minuti. Se all’inizio di ogni ora dedichiamo dieci minuti a leggere, riflette o sperimentare, al netto delle volte in cui non ci saremo riusciti, alla fine della giornata avremo comunque raggiunto il nostro obiettivo.

Un altro semplice modo di “trovare” tempo per queste attività è dedicare a esse l’intero tragitto casa-lavoro-casa o altri momenti della giornata in cui siamo necessariamente soli, come per esempio in bagno o sotto la doccia.

Se invece vogliamo spingere l’ acceleratore sui nostri progetti di crescita personale, altro non abbiamo da fare che alzarci un’ora prima al mattino e dedicare la prima ora del giorno, mentre tutti ancora dormono, compreso il nostro iPhone, a lettura, meditazione, scrittura, insomma a quelle attività che ci aiutano a progredire verso la nostra piena realizzazione.

Silvio Gulizia Twitter

Apprendista Jedi. Life hacker. Scrittore.