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Quando pagare e perché

Silvio Gulizia
Silvio Gulizia
5 minuti
Quando pagare e perché

Siamo tutti ladri. Chi più chi meno. È inutile dare la colpa a Internet. E in fondo programmi, giochi, cassette, magliette e mille altre cose piratate si vendevano anche prima. Più difficilmente e in altro modo, ma si vendevano e le compravamo. Internet ha portato all’estremo comportamenti che abbiamo dentro di noi: perché pagarlo se posso averlo gratis o pagarlo di meno? Raramente questa logica si sposa con i nostri ideali, ma troppo spesso ci dimentichiamo di essi per risparmiare qualcosa.

In un sondaggio che ho proposto ai miei lettori chiedevo se fossero interessati a pagare per la mia newsletter. Ora, sono il primo che a prescindere direbbe no, perché pagare per una newsletter mi sembra un’idiozia. E però in più occasioni l’ho fatto, perché ne valeva la pena. Quando ne vale la pena? In generale, ogni qual volta qualcosa risolva un problema che percepiamo e che ci procura dolore. Intendiamoci, a volte il dolore non è evidente: nessuno ha la necessità di avere l’abbonamento alla pay TV, ma se voglio vedere le partite mi serve, e non poter andare allo stadio tutte le settimane è un dolore che percepisco, come può essere vedere un bel film la sera per te. Potrei farne a meno, certo, ma non voglio.

Altre volte paghiamo qualcosa per supportare chi l’ha creata, perché vogliamo che qualcosa venga creato, o continui a esistere.

A conferma di ciò, alla domanda se fossero disposti a pagare per la mia newsletter, il 48 per cento dei lettori ha risposto no; il 30% sì alle ipotesi proposte; e un 22% mi ha scritto che sarebbe disposto a pagare in altri modi. In realtà, questa newsletter era inizialmente a pagamento, ma mi scocciava non pubblicare quello che scrivevo e allora ho deciso di mandare solo gli articoli, senza nulla di più, ma mandarli a tutti.

Il costo di gratis

Ogni tanto qualcuno mi scrive che se c’è da pagare non vuole ricevere questa newsletter. Sono persone strane, che prima vogliono talmente una cosa che si iscrivono senza chiedersi se sia gratis o a pagamento, e poi però non vogliono pagare. Mah… Quello che mi spiace per queste persone e che non capiscono che gratis non significa che non ci sia nulla da pagare.

Ci sono tre motivi per cui un prodotto è distribuito gratuitamente:

  • Per soddisfare l’ego del suo creatore. Ovvero per il piacere di creare, che per la maggior parte dei creatori richiede l’esistenza di fruitori. Se scrivi, fotografi, realizzi video, canti, parli, e via dicendo, hai bisogno di qualcuno che ti ascolti perché la tua opera sia compiuta e quindi condividi gratuitamente quello che hai prodotto. Ricadano sotto questo aspetto tutte quelle cose che facciamo per il bene che proviamo verso gli altri. In realtà, il consumatore paga almeno con la propria attenzione, perché diversamente non realizzeremmo la nostra vendita.
  • Per convincere a comprare. Come la droga, la prima è gratis e poi si paga. Così sono molti prodotti online, le app che scarichiamo e tante altre cose. Un blog lo leggi, ti piace, ti ci affezioni, poi ne vuoi di più e iniziano a proporti di comprare qualcosa. È normale, anche se può dare fastidio, ma lo vedremo più avanti.
  • Per usare i tuoi dati. Quando qualcosa è completamente gratuito, come Facebook, la TV o un podcast, in realtà il prodotto sei tu e stai pagando con i tuoi dati. Se avessi l’abitudine di leggere le condizioni d’uso, ti renderesti conto di cosa autorizzi a fare chi detiene i prodotti che usi.

Quando ci chiedono i soldi

Ultimamente mi ha dato molto fastidio il marketing di due siti che apprezzo moltissimo, e da cui avevo già comprato. Mi sono accorto che usano strumenti e tecniche per indurre all’acquisto ben noti a chi un po’ ne capisce. Alle mie rimostranze hanno obiettato che lo facevano per il mio bene, cercando di convincermi ad acquistare prodotti a cui sono interessato e che in base alla loro esperienza mi sarebbero utili. Anche io utilizzo alcune tecniche di marketing per vendere i miei libri e il mio corso, ma cerco di essere più etico nel farlo. In realtà, aiuterei molte più persone se spingessi un po’ di più su questo aspetto, ma il fine ultimo di questo progetto è “scrivere” (per il mio piacere di scrivere, in primis, e per aiutare gli altri, dopo) non “vendere”, per cui in genere investo davvero poco tempo nel promuovere quello che creo. Il che è un male per me e per le persone che potrebbero essere interessate a ciò, ma al momento è così. Pace.

Dunque, perché un “creatore” chiede dei soldi ai propri “seguaci”?

  • Per il tempo che investe. Creare richiede tempo, e il tempo è finito. A meno di non avere quello di cui abbiamo bisogno disponibile in altro modo, dobbiamo procurarcelo. E se non siamo in grado di procurarcelo con quello che creiamo, abbiamo bisogno di una moneta di scambio. Ovvero, lavorare per altri, il che richiede molto tempo e ci lascia con poco tempo per creare. Sarebbe tutto più facile se quello che creiamo fosse considerato di valore da alcune persone disposte a supportarci per svolgere il nostro ruolo di creatori, e quindi chiediamo soldi per creare. Walt Disney diceva: facciamo soldi per fare film, non facciamo film per fare soldi.
  • Per investire in quello che realizza. Per creare e distribuire qualunque cosa servono strumenti, materie prime, e informazioni. A volte anche il lavoro di altri. E raramente queste cose sono gratis per i creatori.
  • Per offrire un servizio migliore. Per esempio, nel mio caso, vorrei investire nel sito per renderlo più godibile e fruibile, pagare delle persone per cacciare i refusi in quello che scrivo, vendere i miei libri e così via. Insomma, potermi occupare solo di creare e pagare altri per fare il resto. Anche pagare per farmi il bucato, così da avere più tempo per scrivere, avrebbe senso.

Abbonamenti

Dietro alla newsletter si nasconde il problema degli abbonamenti. Io odio i costi ricorrenti, ma questi sono sempre più diffusi e in alcuni casi hanno la loro ragione d’essere.

Il problema è che quando accetti l’idea poi ti ritrovi con mille abbonamenti. Solo per questo progetto ho l’abbonamento al dominio, all’hosting, al servizio di invio newsletter, al tema del sito, al plugin per vendere sul sito, al plugin per gestire il corso e al gateway di pagamento. Tutte cose che mi servono. Poi ho l’abbonamento a Ulysses, l’app che uso per scrivere tutto, e che sostengo volentieri. Sono tutti prodotti che necessitano di supporto e sviluppo continuo, ed è in generale per questi che ha senso pagare un abbonamento. Ho imparato che il valore di un oggetto ce lo dà l’effettivo tempo che poi andiamo a usarlo.

E dunque?

Dunque, da qualche settimana sto ragionando su come potrei investire più tempo in questo progetto, e mi piacerebbe aggiungere un qualcosa che risolva problemi a chi mi legge. Se ti va di dirmi perché mi leggi e cosa ti piacerebbe comprare, mi fa piacere.

In generale però, volevo condividerti questi ragionamenti per indurti a riflettere su quello che ti offrono, la prossima volta che ti dicono che una cosa è gratuita, costa meno di quello che vale, o semplicemente qualcuno che apprezzi ti chiede soldi per qualcosa.

Riflessioni

Silvio Gulizia Twitter

Apprendista Jedi. Life hacker. Scrittore.