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Quello che ho imparato meditando 10 minuti al giorno per quasi 3 mesi

Silvio Gulizia
Silvio Gulizia
4 minuti
Quello che ho imparato meditando 10 minuti al giorno per quasi 3 mesi

Ogni giorno degli ultimi 81 ho meditato più o meno regolarmente. Non sono ancora certo di essermi creato un’abitudine, ma di sicuro la meditazione mi ha cambiato.

Tre giorni fa una persona mi ha tamponato. Ero fermo, in coda. Lui arrivava di corsa, con l’occhio al telefonino. Per carattere, sarei sceso dalla macchina come un toro liberato nell’arena, ma questa volta no. Non è successo. Ho atteso calmo, interrompendo l’intervista che stavo rilasciando, accettando l’imprevisto e pensando a come evitare di bloccare il traffico. L’incidente è passato così, lasciandomi un leggero torcicollo e senza rovinare la giornata. Sono rimasto sorpreso, un po’ incredulo, e quasi contento.

Credo che ogni cosa accada per un motivo. Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare; le cose vanno male così che tu possa apprezzarle quando vanno bene; credendo alle bugie alla fine impari a non fidarti di nessuno tranne che di te stesso; e qualche volta le cose belle si sfaldano perché possano nascere altre cose ancora più belle.

Marilyn Monroe

Quasi ogni giorno degli ultimi tre mesi ho meditato, anche se qualche volta è capitato che sia arrivato a sera senza praticare. In quei casi ho sempre meditato prima di andare a letto. Oppure prima di mettermi a scrivere, subito dopo cena.

È parecchio differente meditare tutte le mattine appena ti svegli, all’interno del tuo rituale mattutino, oppure praticare durante la giornata, quando capita. Nel primo caso la meditazione ti dà una carica che perdura fino a sera. Ti mette di buon umore, ti aiuta a rilassarti, e ad affrontare le cose che non funzionano in modo consapevole.

Consapevole che la vita non va come la programmi. Non funziona così. La vita si sviluppa secondo proprie regole, e tu all’interno di queste devi arrabattarti in qualche maniera. È un gioco in cui migliori solo con l’esperienza.

Solo giocando. Solo vivendo. Meditare tutti giorni ti aiuta a creare un’esperienza di meditazione. Giorno per giorno mi sento più calmo, più consapevole di quello che sono, e meno timoroso di quello che può succedere.

Per carità, ho una paura fottuta di quello che mi riserva il domani, ma so che quanto arriverà fa parte di un gioco che mi piace da matti. Vivere è come giocare a pallone. Ogni partita è una storia a sé, e ogni tanto anche il Leicester o il Verona vincono lo scudetto.

La lezione più importante

L’eredità più grande che ho ricevuto finora dalla meditazione è la consapevolezza che il futuro è almeno in parte nelle nostre mani.

La vita ci riserva fallimenti e successi, in un ordine imprevedibile. Potresti passare attraverso una lunga serie di successi prima di incontrare il fallimento, o come Edison fallire per anni prima di svoltare.

Non ho fallito mille volte. La lampadina è un’invenzione con mille passaggi alle spalle.

Thomas Edison

Il bello della vita è la vita stessa. Il viaggio. Quello che ogni giorno ha da regalarti. Esattamente come accade nella meditazione.

Perché meditare è difficile

Ci sono giorni in cui sento un'”energia” che attraversa il mio corpo e poi quell’energia me la porto appresso durante la giornata. Altre volte meditare è un obbligo1; sento la mia mente vagare fra una costrizione e l’altra, fra un pensiero e l’altro, fra una preoccupazione e l’altra, e fatico a riportarla al respiro.

Nei giorni peggiori temo di non ottenere nulla dalla meditazione. Alla fine però mi rendo conto che essa funziona sempre. Comunque. Allena me, la mia mente e il mio cuore ad affrontare le difficoltà della vita.

Spesso mi sorprendo quando vedo altri perdere la pazienza, prendersela fino a rovinarsi la giornata per questioni che poi passano. Che magari sono già il passato. E che per quanto importanti non avranno un effetto sul futuro. Come nella storia dei monaci Tanzan ed Ekido, che ti ho raccontato nel post su come meditare mi ha abbia aiutato a ritrovare mia figlia.

Accettare la vita

Uno dei principali insegnamenti che ho tratto dalla meditazione è accettare le cose come arrivano. Possono essere positive, negative, o apparentemente neutre; ogni cosa che ci succede si consuma in un lasso di tempo finito. E appena terminata è già parte del passato.

Che poi il passato abbia un effetto sul nostro presente o sul nostro futuro è normale, ma ha senso solo se questo effetto è positivo. Perciò mi sforzo di trovare in ogni cosa un aspetto positivo prima di archiviarla, aggiornando quanto più possibile nel mio diario della gratitudine.

È il tempo. Il tempo della meditazione che ti cambia l’approccio alla vita. E io penso di aver capito questa cosa solo dopo 80 e passa giorni di ascolto e dopo aver scelto di rallentare.

EDIT: Circa quattro anni dopo questo articolo, ho scritto un libro per aiutare chi non ha mai meditato o non ci è mai riuscito a farlo con semplicità. Si intitola: “La Pratica: comprendere la meditazione, superare le difficoltà e stabilire un’abitudine salutare“.


  1. Non voglio perdere il ritmo, perché ho paura che se un giorno non meditassi, dopo non riprenderei a farlo regolarmente. O meglio, non sono ancora certo che sia un’abitudine perché non ho un momento della giornata fisso in cui io possa meditare, perché mia figlia non si sveglia ancora a un’ora certa. Tutto sommato però cinque minuti almeno per tenere il ritmo li trovo ogni giorno, e spesso vado oltre i dieci minuti minimi che ho previsto. 

Silvio Gulizia Twitter

Apprendista Jedi. Life hacker. Scrittore.