Salta al contenuto

Quello che ci lasciamo dietro

Silvio Gulizia
Silvio Gulizia
5 minuti
Quello che ci lasciamo dietro

Quello che ci lasciamo dietro è di gran lunga più importante di quanto ci portiamo via da questo mondo. Rappresenta la nostra eredità, ciò che di noi sopravvive. In questa terra, e nelle altre persone.

Ci sono cose che ci vuole un attimo a capirle, ma che radicare dentro la testa è un’impresa, perché il nostro cervello pare programmato per dimenticarle. Queste riflessioni che ti condivido hanno impiegato parecchio tempo a sedimentare nella mia testa e ancora oggi mi devo dannare per tenerle a mente quando e quanto servirebbe.

Una scomoda verità

La vita è un processo più o meno lungo che inizia in un momento di cui non hai percezione. C’è un tecnico nell’Aldilà che quando sei nato ha girato la tua clessidra. Solo lui sa quanto ti rimane. Io me lo immagino a sbattere disperatamente la testa contro il muro ogni volta che mi vede compiere un’idiozia. Ogni volta che spreco un’occasione. Ogni volta che non rifletto su ciò che faccio e accetto che le cose capitino a mia insaputa.

La prima volta che l’ho scritto mi hanno risposto male. Eppure, è una verità inconfutabile: hai i giorni contati. Fattene una ragione. Prova a usarlo come strumento di misurazione del tempo che passa. Ogni sera analizza quello che hai fatto nel corso della giornata e domandati: “È stato un giorno memorabile? Uno di quelli che ricorderò da vecchio? È valsa la pena viverlo? Ho fatto almeno un piccolo passo avanti per realizzare i miei progetti?” Se non è così per troppi giorni consecutivi, allora hai preso una brutta piega. Stai vivendo una vita che no, non ne vale la pena. Non è quella che volevi.

Ti regalo una domanda da porti in ogni occasione: “Questa cosa aggiunge valore alla mia vita?”

Ci sono due risposte: 100 per cento sì, oppure no. Come ci insegna il maestro Yoda, “Fare o non fare. Non c’è provare”. Provare è solo un modo di dire per giustificare il fallimento.

Hai un tempo limitato da spendere e più ne spendi nelle cose che non vale la pena fare al 100 per cento, più sono i rimpianti che ti carichi sulle spalle.

Se ti senti infastidito è perché sai che ho ragione. Stai sprecando parte della tua vita in cose di cui ti frega poco o nulla. Roba che, se sapessi di morire domani, non faresti sicuramente.

Ci hanno incastrato, ma possiamo fotterli

Oh, io non è che stia poi tanto meglio! Faccio anche io una fatica boia a riempire il mio diario la sera con momenti che valesse la pena vivere. E questo, nonostante la cosa sia ben chiara nella mia testa. Succede perché, contrariamente alla nostra natura di esseri creativi, la società ci ha rinchiuso in un sistema che tende a renderci reattivi anziché proattivi.

Ci limitiamo cioè a rispondere agli avvenimenti della vita, anziché impegnarci per fare andare le cose come vorremmo noi. Siamo stupidi! A volte ci vuole davvero poco, perché più spesso di quanto tu ti possa immaginare basta pensare al futuro un poco prima che questo arrivi per renderlo diverso. Ti basta chiederti come devi comportarti per far andare le cose in una certa maniera anziché domandarti dopo dov’è che hai sbagliato.

Il tempo non puoi investirlo, solo spenderlo

Poi, per carità, si possono anche fare cose che non sono “100 per cento sì”, se hai un piano. Cioè, se rappresentano un “investimento” e quindi lo stai facendo per arrivare da qualche parte. Certo, ti devi prendere un rischio perché non sai quando tutto finirà, quindi ti conviene sempre pianificare il ritorno non troppo in là nel tempo. E stacci attento, mi raccomando: se investi un’ora del tuo tempo a fare qualcosa, nessuno te la ridarà mai indietro. Il tempo non è mai investito, è solo speso. Quindi, quando lo spendi, sincerati del fatto che tu stia acquistando qualcosa di valore. Se spendi il tuo tempo con cognizione di causa, puoi sì costruire qualcosa di grande giorno dopo giorno.

Nell’aldilà non sono ammessi bagagli

Quello che succede quando la sabbia nella clessidra è scesa tutta è che il tecnico la imbustata in un bagaglio chiamato eredità. Ciò che ci finisce dentro lo decidi tu, ma non a posteriori. Lo fai in ogni giorno della tua vita, con ogni scelta che compi. Per fortuna io a un certo punto questa cosa qui l’ho capita e ho iniziato a ragione su come dedicarmi alle mie passioni per cercare di vivere la vita che volevo.

In Itaca, Costantino Kavafis ci insegna che l’importante è il viaggio. Quello che trovi alla fine è il risultato del viaggio. Quanto più bella sarà stata la tua avventura, tanto più significativa sarà l’eredità che ti sarai costruito. E che ti lascerai appresso. Perché nell’Aldilà non sono ammessi bagagli.

Quello che lasci agli altri è più importante di quello che ti prendi tu. Perché è l’unico modo che hai per dare un significato alla tua esistenza. Ti fa continuare a vivere (anche) in questo mondo.

Per quanto egoista tu possa essere, ci sarà pure nella tua vita una persona a cui vorrai bene, no? Quando te ne vai, che gli lasci? Se la molli lì a mani vuote, avere percorso insieme un certo tratto del tuo viaggio non avrà significato nulla né per lei né per te.

L’eredità è quello che resta a chi ha fatto un pezzo di strada con noi e a chi viene dopo. Quello che lasciamo a compagni e compagne, figli, amici, colleghi di lavoro, gruppi sociali, follower, umanità varia… È un bagaglio che riempiamo giorno per giorno.

Come mettere nel bagaglio le cose che valgono

Per mettere insieme questa eredità abbiamo un tempo limitato. Per sua natura, il nostro bagaglio non può contenere qualunque cosa e per questo dovremmo concentrarci a definire a priori ciò che vogliamo metterci dentro. Altrimenti ridurremo il nostro bagaglio a una cantina stipata di cose di cui ci siamo dimenticati.

Quando arriva il tuo turno di andartene, può toccare doverlo fare in fretta e furia. C’è il rischio di avere giusto il tempo di pentirsi. Dei posti che non hai visitato. Delle esperienze che non hai vissuto. Di quello che non ci hai messo, dentro al tuo bagaglio. Di quello che non hai lasciato agli altri.

Un amico giorni fa mi ha detto: “Mi hanno offerto un posto di lavoro. Mi piace, però richiede un impegno totale. Gli ho detto che mi devono ricoprire di soldi, così mi faccio questi due anni cento per cento lavoro e poi mi godo la vita”. Gli ho risposto: “Sei certo di essere ancora vivo fra due anni?” Perché il nocciolo della questione è quello: hai garanzie sul futuro? No, l’unica garanzia che hai è che adesso, in questo momento, sei vivo e hai una chance di lasciare qualcosa agli altri. Non è detto che arrivi a domani1. Così i tuoi cari: non hanno garanzia.

Chiederti oggi cosa cosa vuoi che ci sia nella tua eredità è l’unico modo di salvare la tua vita. Darle il significato che vuoi. Ahimé, ogni giorno che passa ti resta un giorno in meno per mettere in pratica questo progetto. Cosa ci hai messo oggi, dentro al tuo bagaglio?

Non basta essere d’accordo

Fai un esercizio, rispondi a queste domande:

  • Ti restano sei mesi di vita: cosa vuoi fare in questi sei mesi?
  • Cosa vuoi fare per te e cosa vuoi preparare da lasciare agli altri?
  • Perché non lo stai facendo?

Accettare che la tua vita sta per finire ti obbliga a focalizzarti sulle cose importanti. Non basta essere d’accordo. Occorre impegnarcisi ogni giorno.

Ho trovato utile, per prendere l’abitudine, tenere un diario in cui ogni giorno registro quello che ho messo dentro alla mia eredità e come avrei potuto far andare meglio le cose. È difficile, però mi aiuta parecchio, anche se non riesco a scrivere tutti i giorni.


  1. Ti concedo una toccatina. Io l’ho fatto ;) 

Silvio Gulizia Twitter

Apprendista Jedi. Life hacker. Scrittore.