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On Writing - recensione di un romanzo sulla scrittura

Silvio Gulizia
Silvio Gulizia
3 minuti

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Non avevo mai letto nulla di Stephen King benché lo conoscessi come autore. Per questo ero molto scettico e non avevo mai avuto intenzione di dedicarmi alla lettura di On Writing: a memoires of the craft. Quando mi sono convinto di farlo ho capito che mi ero perso tanto. On Writing non è un manuale di scrittura, ma un capolavoro a metà fra biografia e romanzo.

Il testo è ricco di citazioni e passaggi da altri libri portati come esempi positivi o negativi. Storie nella storia. King parte dal racconto dalla propria infanzia, presentando quelle che in un certo senso sono le sue credenziali di scrittore, raccontando come la passione per la scrittura sia germogliata e cresciuta negli anni, fino al giorno in cui ha scoperto che sì, avrebbe potuto campare e sfamare la propria famiglia scrivendo. Senza più la necessità di farlo nei momenti di pausa all’interno della lavanderia dove lavorava per sbancare il lunario.

Mi è piaciuta molto la metafora della cassetta degli attrezzi introdotta nella parte centrale del libro, dove King rievoca la struttura di questa collezione di arnesi da lavoro del padre e dopo averla svuotata la riempie con i propri ferri del mestiere.

Nella parte finale del libro l’autore racconta dell’incidente che ha avuto mentre stava lavorando al testo. Ho temuto fino alla fine che non ce la facesse, benché fossi pienamente cosciente del fatto che ce l’avrebbe fatta. Nel raccontare la storia dal punto di vista della vittima, King ti fa capire come sia riuscito a conquistare il proprio successo.

Al di là del fatto che gli altri suoi libri siano pura finzione, e per lo più romanzi dell’orrore, in On Writing King spiega fin dalle prime pagine come la cosa essenziale per raccontare una storia sia osservare i dettagli della realtà che ci circonda e chiederci come potrebbe evolversi una determinata situazione. Il concetto chiave del testo è che le storie esistono già dentro di noi e il compito dello scrittore è in un certo senso liberarle. Detto ciò, la tesi di fondo è che non si possa diventare scrittori dal nulla, ma che se una persona è dotata un regolare allenamento l’aiuterà a tirare fuori quello che ha dentro. Come scoprire se sei dotato resta a te.

Diventare scrittore

Posso immaginare però che la cosa sia piuttosto semplice: se ti piace leggere già sei sulla buona strada. Se poi ti piace scrivere, sei uno di quelli che potrebbero farlo. Se non lo stai già facendo probabilmente ti manca un metodo. Il consiglio più o meno universale in tal proposito è: comincia ad alzarti un’ora prima la mattina e scrivi 500 parole. Ogni giorno. Per almeno un mese.

Non importa quello che scrivi: un libro, una storia, delle lettere, un blog. Scrivi quello che vuoi. Patrick Rhone, l’autore di MinimalMac, ha un bell’ebook in proposito: Some thoughts about writing

Tornando a King invece, in On Writing l’autore prospetta anche una metodologia di scrittura che condivido appieno per averla praticata più o meno inconsapevolmente per anni:

  • individua il tuo lettore e scrivi per lui;
  • butta giù la prima bozza di getto, fregandotene di come la scrivi, ma concentrandoti sullo scriverla;
  • quando hai finito di scrivere una cosa, mettila da parte per un po’ di tempo in modo che quando tornerai a lavorarci sarai in grado di avere un rapporto molto più distaccato;
  • rivedi il testo con l’obiettivo di individuare le cose che non funzionano e tagliando almeno il dieci per cento;
  • fai rileggere al tuo lettore il tuo testo prima di tornare a editarlo.
Scrivere

Silvio Gulizia Twitter

Apprendista Jedi. Life hacker. Scrittore.