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App per scrivere sul Mac: una guida definitiva per blogger, giornalisti e scrittori

Silvio Gulizia
Silvio Gulizia
15 minuti

Scrivo perché mi piace. Più o meno dall’età di dodici anni. E per guadagnarmi il pane, da quando ne avevo 19 O giù di lì. Ho sempre scritto e ho buttato giù di tutto. Fino a poco tempo fa non mi ero mai chiesto con quali strumenti farlo. Negli ultimi anni ho scritto diversi blog e ho collaborato con diverse testate, da Wired a Repubblica, passando da un’app all’altra con l’unica ambizione di rimuovere tutto ciò che si frapponesse fra me e le mie parole. Cercando però ausilio nella gestione dei miei file. Quelle che seguono sono le mie riflessioni sugli strumenti per fare il mio lavoro.

Indice:

  1. Cosa cercare in un’app per scrivere
  2. Perché scrivere in Markdown
  3. MultiMarkdown vs Markdown
  4. Textexpander: scrivi più veloce e con meno errori
  5. Lo strumento di revisione: Marked 2
  6. App per scrivere in Markdown su Mac
  7. Le mie scelte
  8. L’apparenza conta!

Cosa cercare in un’app per scrivere

Avrei dovuto definire le mie necessità prima di imbarcarmmi in questo viaggio, ma farlo a posteriori mi ha consentito di scegliere la mia app preferita sulla base di quello che i software provati mi hanno offerto. Ecco dunque quello che non dovrebbe mancare nell’app dei mie sogni:

  • scrittura del testo in modalità full screen e distraction free, vale a dire un writing mode in cui non ci siano toolbar, menu e altri ammennicoli visibili;
  • supporto al Markdown e possibilmente al MultiMarkdown;
  • automatismi per la creazione delle liste in Markdown e shortcut per inserire al volo grassetto, corsivo, link e note a piè di pagina;
  • typewriting mode per tenere fissa sullo schermo la riga in cui sto scrivendo, con il testo che si scrolla da solo;
  • focus mode per concentrarmi sulla singola frase o sul paragrafo a cui sto lavorando;
  • statistiche: mi serve sapere quante parole e caratteri ho scritto, ma anche il tempo di lettura;
  • font elegante o almeno la possibilità di usare quello di mia scelta, che a seconda di come mi sveglio la mattina varia fra Google Cousine e Avenir Next;
  • supporto da parte di Marked 2;
  • sincronizzazione con Dropbox;
  • possibilità di esportare i documenti in HTML, PDF e RTF, ma soprattutto di poter copiare il testo in modo semplice in formato RTF e HTML;
  • integrazione di un sistema di cartelle e tagging per organizzare i miei file.

Perché scrivere in Markdown

Scoprire il Markdown mi ha cambiato la vita. Tecnicamente, si tratta di un linguaggio di markup, inventato da John Gruber, autore di Daring Fireball. Questo “codice” consente si scrivere un testo senza mai staccare le dita dalla tastiera. I tag del Markdown, per lo più asterischi, underscore, cancelletti e parentesi varie, non impattano sulla leggibilità del testo, che resta pulito e facile da consultare. I file scritti in Markdown non sono altro che documenti in formato plain text e possono essere convertiti in HTML con un click.

MultiMarkdown vs Markdown

A dire la verità, scrivo in MultiMarkdown. Se il Markdown è in sostanza un codice di formattazione, il MultiMarkdown, inventato da Fletcher Penney, è quel quid che mancava per poter esportare qualsiasi file in Markdown nei vari formati di cui un autore può avere bisogno. Il MultiMarkdown aggiunge caratteristiche in più alla sintassi del Markdown, come la possibilità di creare tabelle, note a piè di pagina o citazioni, inserire formule matematiche, metadati delle foto e del documento intero. Se con il Markdown è possibile creare solo un file in HTML, a partire da un documento in MultiMarkdown si possono realizzare prodotti di ogni tipo, come PDF, OPML, open Document, RTF, Microsoft Word e virtualmente ogni altra cosa.

Textexpander: scrivi più veloce e con meno errori

Solo chi non scrive non commette errori. Se scrivi parecchio, sei predisposto a diversi refusi. Textexpander è un’app che ti consentirà di evitarne parecchi e al contempo di scrivere più veloce. Si tratta di un’app che espande abbreviazioni trasformandole in testo. Così puoi impostare degli shortcut per scrivere pezzetti di frase che ripeti sempre, locuzioni e nomi che usi più volte durante la scrittura. Ti faccio alcuni esempi di quelli che ho creato io:

  • pex –> per esempio;
  • pdv–> punto di vista;
  • pqr–> per quanto riguarda;
  • ttt –> Twitter;
  • mzz –> Mark Zuckerberg

Lo strumento di revisione: Marked 2

Benché sia semplice da leggere, prima si esportare un qualunque testo dal Markdown lo vorrai rileggere in una preview decente. Tranne Ulysses III, nessuna app di quelle che ho provato ne ha una, ma per fortuna ci viene in soccorso Marked 2. Si tratta di un software realizzato dallo sviluppatore indipendente Brett Terpstra. Oltre a offrire la possibilità di utilizzare il CSS del tuo sito per vedere come verrà quello che hai scritto, Marked 2 offre una serie di caratteristiche utili come la verifica dei link, il controllo delle ripetizioni, uno strumento per verificare che tu non abbia usato certe parole e per consigliartene altre, statistiche e via dicendo. Marked 2 costa 12,99 euro e sarà l’altra metà dell’app con cui scriverai in Markdown. Anche se hai scelto Ulysses III.

App per scrivere in Markdown su Mac

Quelle che seguono sono le app che ho provato, con pro e contro di ognuna di loro. Poi ti dirò la mia preferita.


nvALT

Senza spendere nulla puoi avere a disposizione un’ottima app come nvALT. Si tratta di un software che offre le funzioni base per scrivere in Markdown.

Sviluppata da Elastic Threads (David Halter) e Brett Terpstra, nvALT è un fork del progetto open source Notational Velocity, un’app per creare e gestire note sul Mac. In modalità full screen nvALT diventa un’ottimo strumento di scrittura distraction free, ma non supportando la preview in line del Markdown non la trovo utile per la fase di scrittura. Inoltre mancano typewiriting mode e focus. Per gestire le note invece è un’ottima risorsa.

nvALT aggiunge parecchi elementi importanti rispetto all’originale app. Supporta completamente il Markdown, ha il pairing delle parentesi, crea in automatico i nuovi elementi delle liste e se ci trascini dentro un url lo formatta da sola.

Le modalità di export supportate sono HTML e PDF. Tramite le estensioni per Safari e Chrome è possibile copiare e incollare in una nuova nota il testo selezionato all’interno del browser.

Per prendere appunti le preferisco Evernote, perché i miei appunti di solito contengono materiale multimediale. Può però rappresentare una valida alternativa per organizzare le note di un post o un articolo, o ancora il capitolo di un libro, senza andare a intasare la cartella dove tieni i testi su cui stai lavorando. Le note di nvALT possono infatti essere trasformate in file .txt e sincronizzate con Dropbox e Simplenote.


iA Writer

Credo che iA Writer sia stata e resti la più bella app per scriver su Mac. Anche per via del dolcissimo font Nitti utilizzato. iA non ti consente alcun tipo di configurazione. L’app è pronta da usare, secondo il più stretto stile Apple. Adoro che gli sviluppatori si siano presi la briga di studiare quale sia per me il miglior ambiente per scrivere. Peccato solo che l’app sia stata abbandonata.

A livello pratico Writer manca di diverse cose, prima fra tutte il dark mode di cui mi sono innamorato e di cui non posso più fare a meno. Se scrivi la sera, e anche se lo fai durante il giorno, troverai anche tu questa funzione molto utile. Inoltre, iA Writer non visualizza le foto.

Trovo molto funzionale il reading time e il conteggio di caratteri e parole in basso, visibili solo quando li cerchi. Writer consente di creare liste indentate in maniera semplice e sposta la formattazione al bordo della pagina, una cosa molto pratica che puoi ritrovare anche in Ulysses.

Write è l’unica delle app che ho usato che consenta di importare e convertire file Word. Puoi esportare i tuoi documenti in .docx, oltre che HTML e RTF. L’app è in vendita a 4,99 euro in attesa di update da circa un anno. Con l’uscita di iA Writer Pro gli sviluppatori l’hanno relegata in un angolo. Se non vuoi usare il dark mode te la posso consigliare: costa meno delle altre ed è molto elegante. Attento però: non supporta il MultiMarkdown. iA ha annunciato di avere piani per introdurre questa e altre novità per la “vecchia” app, ma non mi fiderei troppo visto la necessità di promuovere Writer Pro. Inoltre, sono gli unici sviluppatori delle app che ho provato che non hanno mai risposto alle mie email.

iA Writer Pro

L’evoluzione di iA Writer ha lasciato perplesse molte persone e ne ha entusiasmate altrettante. iA Writer Pro è uno strumento di lavoro pensato per chi scrive di mestiere. Verrà utile inoltre a tutti coloro che vogliono curare in modo particolare il proprio processo di scrittura.

Writer Pro ha quattro stili grafici pensati per:

  • prendere appunti;
  • scrivere;
  • editare;
  • leggere.

Sebbene l’idea di utilizzare degli ambienti di lavoro differenti a seconda del tipo di scrittura sia ottima per aumentare focus e produttività, in questo caso mi pare un po’ inutile. Writer Pro ci chiede di salvare i nostri testi in quattro cartelle diverse di iCloud: notes, write, edit e read. Le diverse modalità di gestione del testo (appunti, scrittura vera e propria, editing e lettura) non hanno una grande differenza fra di loro, ma aiutano a pianificare il lavoro. Nella fase di appunti puoi scrivere l’outline, poi butti giù il testo tutto d’un fiato, lo rivedi usufruendo dello strumento di controllo della sintassi e procedi con la lettura finale. Un buon metodo, se non altro. Ti serve davvero cambiare stile a seconda della fase del tuo lavoro? Potrebbe essere l’app che fa per te, ma nota bene: l’unica cosa che cambia fra un ambiente di scrittura e l’altro è il solo font e questa sembra quasi una presa in giro.

Oltre alla funzione di workflow, iA Writer introduce anche il supporto per il dark mode e un focus mode molto particolare, legato alla sintassi. Puoi scegliere di evidenziare la frase che stai scrivendo oppure nomi, verbi, avverbi, aggettivi e congiunzioni. Ho provato a farlo più volte, ma, a parte che in italiano non è perfettamente funzionante, la cosa è pressoché inutile. A meno che tu non voglia fare un certosino lavoro di controllo parola per parola che può anche essere valido, ma che nella stragrande maggioranza dei casi fai già quando scrivi. Piacerà agli autori di fiction e libri, magari. Attenzione però che questa cosa richiede un focus così profondo che rischi di perdere di vista l’insieme dello scritto. Ecco come gli sviluppatori di iA intendono il supporto:

> Grammar and style rules do not improve text quality if you follow them blindly. Repetition is not evil by nature — unwanted repetition is. Long sentences work flawlessly when consciously crafted. Adjectives are efficient when chosen with care> . > The longer you work on a text, the harder it is to find these signs. For example, using “Adjectives” under “Syntax” will reveal how many empty ones you overlooked. This might bore an absolute killer writer, of which, no doubt, there are many among you, but for the rest of us Syntax Control is a bonanza. Used after you thought your text was polished, most writers will find a mountain of mistakes and weaknesses. It changes the way you write, tightening up your prose. And if your first language is not English… Holy cannoli!

C’è una cosa che non mi piace per nulla di iA Writer: è che i link si trasformano subito in, appunto, link. Questo accade nella fase di scrittura del Markdown solamente, e tutto sommato se vuoi può pure essere utile. A me però non piace e preferirei poterlo disabilitare. Altra rogna con i link, Writer Pro non supporta l’inserimento dei collegamenti ipertestuali trascinandoli dal browser.

Per essere un’app completa le manca anche il pairing delle parentesi. A 17,90 euro sinceramente non ha così tanto in più rispetto alle altre app che puoi trovare sul mercato a una decina di euro. Se ti piace l’idea del check sulla sintassi ok, ma la mia opinione è che per quel tipo di lavoro siano sufficienti gli strumenti di Marked 2, benché diversi.


Byword

A convincermi inizialmente a usare Byword fu, qualche mese fa, l’introduzione di una funzione che tutte le altre app non hanno: la pubblicazione diretta sui blog. Byword supporta Tumblr, Blogger, WordPress, Scriptogram ed Evernote. Da quando ho abbandonato WordPress in favore di Squarespace, per me Byword ha perso un po’ di appeal. Non troppo però. Una funzione che gli altri non hanno e che trovo molto utile è la possibilità di inserire fra parentesi o virgolette un testo selezionandolo e cliccando il tasto per aprire o chiudere la parentesi o le virgolette.

Byword ha ottimi shortcut e un doppio focus mode: puoi optare per avere evidenziata solo la frase che stai scrivendo o l’intero paragrafo. L’effetto è ottimo, perché il resto del testo non viene nascosto, ma passa in secondo piano, scurendosi o schiarendosi a seconda del tema in uso. C’è inoltre la possibilità di abilitare il typewriting mode e non manca la preview in line del markdown.

A livello grafico e di personalizzazione Byword non è né così minimale come iA Write, né così completa come Ulysses III. Hai due temi (chiaro e scuro) e tre larghezze predefinite del testo. L’unica libertà che ti è concessa è quella di utilizzare il font che vuoi.

Si tratta di un’app funzionale, non bella, ma good enough. Non a caso la tagline di Byword è Simple and efficient text editing for Mac, iPhone and iPad.

Consente di esportare i testi in HTML, Rich Text, PDF e in formato Word e Latex. Byword costa 8,99 euro, ma se vuoi avere anche la funzione di export per il blog devi sborsare altri 4,49 euro.


Typed

Si tratta di una promessa, ma potrebbe essere una bella novità. Gli sviluppatori di Realmac Software, gli stessi di Clear ed Ember, hanno spiegato di averci iniziato a lavorare perché non erano soddisfatti delle app presenti oggi sul mercato. In parte condivido questa posizione quindi mi aspetto molto.

Typed avrà un’interfaccia minimale con font proprietari, supporto al full screen, preview, conteggio dei caratteri e un completo set di shortcut. L’app costerà 19,99 dollari, ma verrà lanciata a 9,99 dollari. Al momento attuale puoi solo chiedere di essere inserito nella lista dei beta tester.


Write

Essendo una delle ultime arrivate mi sarei aspettato un po’ di più da Write. Grazie alla disponibilità degli sviluppatori, Tanmay Sonawane e Siddhesh Chavan, ho avuto la possibilità di testare la beta della nuova versione che verrà rilasciata a breve. Write ti offre un perfetto pannello di gestione dei tuoi file. Lo puoi popolare con cartelle e sottocartelle a tuo piacimento. Uno strumento di ricerca interno ti consente di trovare qualunque cosa all’interno dei file. Write si apre con un pannello tripartito simile a quello dell’email, ma puoi scrivere in modalità distraction free aprendo il singolo file su cui vuoi lavorare e passando alla modalità schermo pieno. Non manca il supporto al typewriting mode, ma è assente una modalità di focalizzazione sulla frase o paragrafo che stai scrivendo. Il che ne riduce molto l’appeal.

Da Write puoi esportare in HTML, ma non hai modo di copiare il Rich Text e questa è una grossa pecca. Né ti è consentito di esportare in Word o formati simili. Puoi però creare file in RTF, il che è good enough. C’è una spiegazione però: l’app è nata come strumento per prendere appunti e scrivere in Markdown. Non a caso, nella beta che ho avuto modo di provare, è possibile attivare un’icona nella menu bar che funzionerà come blocco appunti per annotare cose che ti potranno tornare utili, ma sulle quali al momento non hai modo di lavorare. Peccato che queste note non si possano trasformare in nuovi file. E che i file all’interno della dashboard non possano essere spostati fra le cartelle. Puoi però taggarli e i tag verranno sincronizzati con quelli del Finder.

Quando scrivi nella modalità full screen Write ti mette a disposizione in un angolo il numero di parole del documento. Se ci vai sopra con il mouse, ecco tutta una serie di informazioni statistiche, compreso il tempo di lettura a seconda della velocità del lettore.

Dal punto di vista della scrittura, Write è un’app completa: ha preview in line del markdown, auto-completamento delle liste (che però non possono essere indentate) e pairing opzionale delle parentesi. L’app è confezionata con otto diversi font, ma puoi anche usare uno di quelli presenti sul tuo Mac. Dimensione del carattere e interlinea sono personalizzabili, così come la larghezza del testo in full screen mode, per la quale puoi scegliere fra tre varianti.

Di tutte le app provate, Write è l’unica a offrire tre modalità di scrittura: reach Markdown, ibrido e plain text. Nel primo caso non vedrai i tag del Markdown e nel terzo neppure la preview in line. Non ho dubbi che resterai nell’ibrido. In compenso, il tema della preview può essere editato a mano per adattarlo a quello del tuo sito, come in Marked 2.

Write ha un pop-up per inserire i link che può essere comodo o meno. Io preferisco non usarlo e inserire manualmente i link (per altro in Yosemite non funziona ancora). La cosa negativa è che non puoi editare un link perché appena ci clicchi sopra l’app ti spedisce all’url indicata.

Write potrebbe diventare la mia app preferita, ma allo stato attuale ci sono due grosse mancanze. Una è il focus mode: quando scrivi in typewriting mode il resto del testo differente dalla frase che stai scrivendo non viene “oscurato” per passare in secondo piano. L’altra è il fatto che il dark mode lascia molto a desiderare: la formattazione in linea di grassetto e link infatti si perde nell’oscurità. Per un’app da 9,99 euro siamo al limite: per avere queste funzioni varrebbe la pena di spendere qualche euro in più, così come per avere la possibilità di nascondere le sidebar con cartelle e file anziché dover aprire il testo su cui sei al lavoro in un’altra finestra, che è esattamente la modalità di gestione delle finestre adottata da Ulysses III.

Write è in vendita a 8,99 euro. A giudicare dalla disponibilità degli sviluppatori e dall’attenzione prestata ai feedback credo ci offrirà molte sorprese nei prossimi mesi.


Ulysses III

Tanto complessa, quanto semplice da usare, Ulysses III è il compagno perfetto per chi scrive molto, per diverse testate o progetti, e ha bisogno di un software che gli consenta di fare un po’ di più del solo scrivere senza distrazioni. Il rovescio della medaglia è che, nella fase di setup, di distrazioni Ulysses te ne offre parecchie. L’estrema possibilità di personalizzare il modo in cui viene gestito, stilisticamente parlando, il testo, ti farà perdere parecchio tempo nel mettere a punto il tuo tema personale o trovarne uno on line che sia di tuo massimo gradimento. Certo, potresti usare quelli predefiniti, ma sarai tentato e non saprai resistere.

Come Write, Ulysses presenta una schermata divisa in tre pannelli per cartelle, articoli (chiamati fogli, sheet) e documento su cui stai lavorando. Con CMD + 1 puoi passare dalla visione completa a quella full screen del singolo testo che stai elaborando. Allo stesso modo, Ulysses ha altri comodi shortcut che ti consentono di aprire finestre un po’ come su Acorn o Photoshop per vedere le statistiche, esportare il documento e muoverti all’interno dello stesso saltando da un titolo all’altro.

L’app consente di esportare in qualunque formato, compreso ePub.
Lo strumento di ricerca è particolarmente interessante, perché consente di trovare subito informazioni già usate altrove. Oltre a questo, c’è la possibilità di usare filtri intelligenti come in Finder e Mail. Full screen, dark mode e preview in line del Markdown non mancano, così come il reading time, mentre per quanto riguarda il focus mode ci incasiniamo un attimo. Ulysses infatti offre più tipi di focus: oltre a evidenziare la riga in cui stiamo scrivendo, l’app consente infatti di scegliere se il typewriting mode ci deve bloccare in alto, a metà della pagina o in basso nel testo. Può anche essere settato su variabile, ossia bloccato dove hai iniziato a scrivere. Troppe opzioni per un’app che dovrebbe consentire di scrivere e basta. Quale sarà la modalità giusta per me?

Immagini, link e footnote vengono gestiti tramite pop-up che dovrebbero renderne più facile l’inserimento. Essendomi abituato a scrivere a mano anche queste parti del testo apprezzerei un’opzione per scegliere se attivare o meno i pop-up. Certo, inserire un indirizzo web semplicemente incollandolo è molto comodo, ma il modo in cui Ulyesses gestisce i link mi toglie il controllo sull’integrità dell’url stesso. Di solito infatti scrivo il testo dei miei articoli di getto e poi, nella prima fase di rilettura, aggiungo i link. Da una parte Ulyesses facilita questo compito, ma dall’altra non mi consente di vedere a colpo d’occhio se manca un link (di solito formatto già il testo anche se non inserisco l’url) o mi sono scordato l’https://. Se non l’ho fatto i link del mio blog risultato rotti e questa è una bella seccatura. Per fortuna in questo caso c’è sempre Marked 2 che mi viene in soccorso. Attenzione: per usufruire dell’update automatico in Marked 2 è necessario salvare i propri scritti su una fonte esterna e non nel contenitore dell’app. Poco male: di solito lo faccio in Dropbox e questo mi permette di accedere a tutti i miei file da qualunque software. In generale, queste semplificazioni mi risultano un po’ fastidiose, anche perché impediscono di inserire ancore all’interno degli scritti, ma è pur vero che facilitano la rilettura del testo.

Dulcis in fundo, Ulysses è l’unica delle app che ho testato ad avere una decente preview. Consente inoltre di settare diversi stili prima di creare PDF, HTML o ePub.

Quest’app pensata per chi deve scrivere molto. Infatti consente di dividere i documenti ed eventualmente di accorparli, aggiungere tag e note e impostare obiettivi quotidiani, come per esempio scrivere un tot numero di parole.

L’app è sviluppata da The Soulman, un team di sviluppatori a cui dobbiamo anche Dedaelous Touch, un buon software per scrivere su iOS. Nei prossimi mesi, mi hanno anticipato i creatori di Ulysses III, uscirà anche una versione per iOS. Detto tutto questo, Ulysses ha un costo un po’ elevato: 39,99 euro. Puoi provarla gratis per dieci ore. Vero è che ha tutto o quasi quello che potresti volere. Chiediti però prima se lo vuoi davvero. Se campi scrivendo, questo è un buon investimento.

Le mie scelte

Premessa d’obbligo è che al momento non sto più lavorando con WordPress. Se tu lo fai, vai con Byword.

Ho scritto ogni review di questo articolo nell’app di cui si parlava. Ho fatto diverse revisioni e ogni volta con un’app diversa. Byword rimane la mia app preferita per editare singoli testi, ma Write potrebbe superarla. Ulysses è lo strumento che ho deciso di usare per scrivere l’ebook che ti presenterò a fine settembre. Nonostante Byword resti l’app che preferisco, Write e Ulysses III hanno un approccio più completo e la loro capacità di compiere ricerche all’interno dei testi li rende prodotti davvero utili per blogger e giornalisti. Quello che gli manca è un focus mode simile a quello di Byword.

L’apparenza conta!

Come ho detto nella review, la più bella app per scrivere su Mac era e resta iA Writer. Grazie alle informazioni pubblicate da Justin Blanton su Hypertext e Ben Brooks su Brooksreview è possibile ricreare un ambiente simile. Ecco le impostazioni necessarie:

  • font: Nitti Light, di Bold Monday. Costa circa 59 euro, ma puoi sostituirlo con Cousine, un font di Google che puoi avere gratis.
  • carattere: 16.9 punti, con interlinea a 1.6;
  • colore del font: #424242 (rgb(66,66,66));
  • colore delLo sfondo: #f5f6f6 (rgb(245,246,246).

Inoltre, uilizzando i temi solarized, che puoi scaricare dal sito di Ethan Schoonover, sarai in grado di dare all’app di tua scelta una combinazione di colori che ti stancherà meno la vista.


Altre app che ho preso in considerazione e scartato perché non hanno quello che stavo cercando: Lightapaper, Clean Writer Pro, Markdown.

Scrivere

Silvio Gulizia Twitter

Apprendista Jedi. Life hacker. Scrittore.