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Un metodo militare per realizzare gli obiettivi che ti poni

Silvio Gulizia
Silvio Gulizia
3 minuti
Un metodo militare per realizzare gli obiettivi che ti poni

Il principale motivo per cui non realizziamo i nostri sogni è che spesso ci fermiamo agli obiettivi. Definire i proprio obiettivi in maniera tale che siano (più facilmente) realizzabile non è una cosa poi così complicata, ma il fatto è che non ci si può fermare lì. Gli obiettivi non sono lo strumento che ci portano a realizzare le cose. Sono la bussola, che ci indica la direzione, ma per arrivarci occorre dare di remo. E i remi – i remi dannazione! – sono quelli che ci portano dove vogliamo andare!

I nostri remi sono i sistemi che adottiamo. Io, per esempio, ho sempre voluto diventare uno scrittore, e quello che mi ci porta è scrivere. Questo blog esiste perché pubblico ogni domenica un articolo, altrimenti non ci sarebbe.

Impariamo dai militari

Il modo migliore che conosco per realizzare i miei progetti è seguire lo schema narrativo di Campbell, raccontando a ritroso la storia di quello che avrò fatto per raggiungere i miei obiettivo. Recentemente, ho scoperto che i militari seguono uno schema simile per completare le missioni loro assegnate:

  • definiscono a priori come saranno le cose una volta che avranno raggiunto l’obiettivo, il che è press’a poco quello che indicavo quando ho ipotizzato di definire l’equazione temporale del successo;
  • la prima azione che compiono per raggiungere un obiettivo è definire l’ultima azione che compiranno prima di raggiungere il successo;
  • con lo stesso approccio, definiscono l’azione precedente all’ultima da compiere per raggiungere il successo, e da lì tornano al punto dove si trovano per definire la prossima azione da compiere.

Macro e micro obiettivi

Per funzionare, questo schema ha bisogno di macro e micro obiettivi. I marco obiettivi sono le cosiddette milestone, pietre miliari. In termini di GTD, potremmo pensare a queste milestone come a progetti che per essere realizzati ci richiedono di compiere le azioni individuate nella sequenza prevista.

Ti faccio l’esempio del progetto che ho buttato giù per il nuovo libro:

  • creare la struttura con le index card;
  • compiere le ricerche necessarie;
  • scrivere la prima schifosa bozza;
  • correggere la prima bozza;
  • rimuovere quello che non è necessario;
  • rileggere e correggere la seconda bozza;
  • rileggere il libro;
  • mandarlo in lettura ad alcune persone;
  • pianificare il lancio;
  • realizzare il prodotto libro (copertina e affinini)
  • pubblicarlo.

Ognuno di questi progetti si realizza tramite una sequenza di azioni, e ogni volta che concludo un progetto festeggio in qualche modo (come premio per aver finito di correggere la seconda bozza, per esempio, ho deciso di concedermi una tastiera meccanica 60%).

Come definire obiettivi misurabili

La parte più complicata del definire un obiettivo è stabilire lo strumento con cui misurare il suo raggiungimento. Per motivarci a raggiungere l’obiettivo, è infatti necessario che i nostri progressi siano tracciabili, e per questo dobbiamo essere in grado di misurarli.

Ci sono diversi modi di misurare un obiettivo, e questi sono i tre che ho trovato più pratici:

  • Fare le crocette, ovvero dividere ogni obiettivo in specifiche azioni da compiere per raggiungerlo e fare una crocetta su ogni azione una volta che questa è conclusa. Questo funziona molto bene con MIT e Bullet Journal, ma anche con qualsiasi app di gestione dei task, una personal kanban o con un semplice calendario.
  • Tracciare a ritroso, e quindi verificare quanto svolto in precedenza prima di procedere con un nuovo passaggio. Questo è parte della revisione quotidiana / settimanale / mensile / annuale, quando a fine rivediamo quelli che erano gli obiettivi del periodo e pianifichiamo quelli del successivo.
  • Non rompere la catena, vale a dire focalizzarsi sul non interrompere il processo di completamento delle azioni da compiere più che sul mantenere il ritmo. Ho cominciato a sperimentare questa tecnica quando ho iniziato a meditare: cercare di meditare almeno dieci minuti al giorno era complicato, così in alcuni giorni meditavo di meno e mi sentivo in colpa. Dopo aver ridefinito il mio obiettivo in meditare almeno un minuto ogni giorno, ho iniziato a costruire una catena di giorni consecutivi meditando che mi ha portato a incrementare il minutaggio semplicemente radicando in me l’abitudine di dedicarmi a questa pratica. Quando mi capita di interrompere la catena, faccio una fatica boia a riprendere. Per raggiungere i nostri obiettivi abbiamo infatti bisogno di progresso continuo, di ridurre ogni giorno il gap fra quello che abbiamo e quello che vogliamo ottenere.

Divide et impera

In sostanza, per raggiungere i nostri obiettivi non dobbiamo fare altro che (si fa per dire) definire obiettivi di lungo periodo e trasformali in obiettivi di medio e breve periodo. Poi concentrarci su questi obiettivi di breve periodo.

Per esempio, se il tuo progetto di lungo periodo fosse licenziarti e lavorare da casa, come prima cosa dovresti definire un obiettivo di medio periodo, come lanciare un business online, e poi uno di breve, vale a dire riflettere sul tipo di business che potresti realizzare, fare ricerche in merito e definire il tuo progetto di business.

E concentrarti esclusivamente su questo. Gli psicologi la chiamano “goal competition”, ovvero competizione fra i nostri obiettivi. Se abbiamo più di un obiettivo, allora uno ci distrae dal realizzare l’altro. Quindi, per raggiungere l’obiettivo di lungo termine, non dobbiamo fare altro che dimenticarcene e concentrarci sull’obiettivo di brever termine.

Qual è il tuo obiettivo di breve termine? Io voglio terminare di rileggere il mio libro entro fine mese.

Silvio Gulizia Twitter

Apprendista Jedi. Life hacker. Scrittore.