Ci pensi dopo
Quando ho raccontato al mio amico Manuel che avevo comprato il pianoforte, mi ha risposto: “Anche io vorrei prenderne uno, perché mia figlia sta imparando a suonare dalle cuginette, ma non saprei dove metterlo”. Neppure io sapevo dove metterlo, gli ho risposto, ma intanto l’ho preso e poi un posto gliel’ho trovato. Buttando via un mobile brutto, vecchio e che avevo ereditato dai precedenti proprietari dell’immobile dove abito. E così ho fatto spazio anche per una poltrona che voleva mia moglie. No, a lei non è piaciuto che abbia preso il piano senza chiederle se fosse d’accordo, ma d’altra parte se l’avessi fatto ora non avrei un piano. Non sapevo neppure dove trovare il tempo per suonarlo, per dirla tutta, ma il tempo ora ce l’ho. Giova ricordare che il tempo non si trova, ma nello specifico sto provando a usare la tecnica pomodoro e suonare nelle pause di lavoro o dopo aver messo a letto i bambini. Allo stesso modo, sto trovando il tempo per praticare Yoga in palestra e meditare tutti i giorni o quasi.
Non guardo più la TV, non uso i social se non per lavoro o per promuovere quello che scrivo, non rispondo ai call-center, non guardo le pubblicità, compro quasi esclusivamente online, e quando mi chiedono “hai un minuto” rispondo che no, non ce l’ho e se anche ce l’avessi lo spenderei in una di quelle cose che vorrei fare, ma non mi avanza tempo per dedicarmici. Non ho notifiche attive e mi iscrivo solo a newsletter che leggo integralmente o quasi. Sono tanti piccoli accorgimenti che insieme a diversi altri mi consentono di vivere una vita un po’ più simile a quella che vorrei. È un po’ meno normale, ma un po’ più mia.
Ho imparato da mia moglie a comprare il tempo per le cose che voglio fare. Per esempio pagando qualcuno per pulirmi casa, stirarmi le magliette o smontare il mobile e montare il piano. E dopo diversi esperimenti ho capito che partire a piedi scalzi è il modo migliore per ritrovarmi dove avrei voluto essere quando sarò pronto per andarci.
Magari morirò povero, ma avrò fatto un po’ più cose di quelle che avrei voluto fare.
Scrivo questo articolo poco dopo aver ricevuto un libro sul metodo jazz per pianoforte che ho ordinato ieri sera su Amazon. Ero indeciso se comprare la versione digitale o cartacea. Il digitale ha l’incredibile vantaggio di avere l’audio integrato, mentre il cartaceo richiede di accedere a un sito. Avevo una mezza intenzione di rimandare indietro il libro e comprare il digitale, ma poi ho trovato questo appunto nella scaletta originale per questo articolo: “Differenza con corso online: esiste fisicamente” (questo appunto ora fa parte del seguito che leggerai settimana prossima). Il libro appoggiato sulla scrivania, sulla poltrona, sul leggio del piano o in bagno mi costringe a porgli attenzione. È uno dei principi cardine del minimalismo, rivisto al contrario: fai spazio per quello che vuoi. Perché ogni cosa che lasci in giro richiede la tua attenzione, e quindi in giro devi lasciarci solo quello a cui vuoi porre attenzione. Dunque, dubbio risolto in favore del cartaceo, perché mi ricorderà la sua esistenza e mi costringerà a studiare.
Per lo Yoga come per il pianoforte, l’elemento che mi ha spinto a “trovare” il tempo è stato la presenza fisica dell’oggetto. E me l’ha confermato l’armonica. Dopo aver traslocato, me la sono “dimenticata” in una scatola. Quando l’ho tirata fuori, mia figlia me l’ha rubata (la sua è un modello economico e non le piace come suona) e se l’è messa sul comodino, per suonarla tutte le sere prima di andare a letto. Me la sono ripresa per ovvi motivi 🙂 Lasciarla in cucina o sulla scrivania mi spinge a suonare in quei pochi minuti che metto il the in infusione o mi alzo per una pausa, anziché prendere in mano l’iPhone per guardare le news o le email.
Sono certo che ci sono almeno un paio di cose a cui hai pensato durante la lettura di questo articolo, quindi finiamola qui e prenditi cinque minuti per dare seguito a uno di quei pensieri che hai avuto. Che lasciare un sogno in un cassetto è stupido, visto che i sogni non sono fatti per stare nei cassetti.
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