Minimalismo Zen
Il minimalismo è una versione occidentale dello Zen? Da alcune domande che ho ricevuto sul minimalismo mi pare emerga questa percezione. Considerare il minimalismo una religione non è poi così sbagliato e forse per questo viene accostato da noi occidentali allo Zen. Pur essendo le due cose molto diverse, i punti di contatto sono in realtà così tanti che è facile confondersi.
Nel mio articolo sui principi Zen depurati dallo Zen ho condotto un’analisi pratica dello Zen, e a quella ti rimando per approfondire. Però voglio chiarire un punto: non è che se allo Zen togliamo lo Zen resti il minimalismo.
Il punto di contatto forse meno evidente fra Zen e minimalismo è la meditazione. Nello Zen, che è una particolare scuola buddista, la meditazione seduta è l’elemento chiave. Durante la meditazione eliminiamo tutto il superfluo, pensieri inclusi, rimanendo soli con il nostro respiro e la nostra mente finalmente in pace, non distratta da nulla, interamente a nostra disposizione. I minimalisti, a loro volta, sono per così dire concentrati sulla rimozione del superfluo per fare spazio all’essenziale. A ciò che determina l’essenza delle cose. Perché questo consente appunto di godere dell’essenza delle cose. Senza più distrazioni.
Uno dei più importanti insegnamenti della meditazione è vivere nel qui e ora, come ho raccontato in La Pratica – Comprendere la meditazione, superare le difficoltà e stabilire un’abitudine salutare. Quando dalla meditazione passiamo alla mindfulness, che per certi aspetti è una versione laica della meditazione, troviamo l’esatto punto di contatto con il minimalismo. Essere mindful significa essere concentrati sul momento presente, su quello che succede, sulle sue motivazioni oggettive e non sui pensieri nostri che reinterpretano la realtà. Come nel caso del bicchiere mezzo vuoto, mezzo pieno, contenente acqua o metà dell’acqua di cui è capace. La rimozione di passato, futuro e delle elucubrazioni mentali che da questi derivano ci lascia con più tempo e spazio mentale per godere del momento presente.
In maniera totalmente laica, il minimalismo è poche cose importanti anziché tante cianfrusaglie. Ed è secondo questo assioma che il minimalismo porta a eliminare una serie di cose:
- quelle di cui non abbiamo bisogno, se non nel momento in cui proviamo il desiderio di averle;
- quelle che non ci fanno stare bene;
- quelle che non usiamo, se non così raramente che potremmo farne a meno;
- tutto quello che ci distrae dal perseguire i nostri interessi;
- le attività che non aggiungono valore alla nostra vita;
- le persone che frequentiamo solo per abitudine e senza un vero e proprio interesse, così come quelle che ci procurano solo dispiaceri;
- gli obiettivi che ci poniamo e non sono in linea con quello che davvero desideriamo;
- le parole superflue;
- il multitasking, che uccide lentamente.
Sembrano i dieci comandamenti del minimalismo, ma non lo sono perché sono nove punti 🙂 La religione minimalista, se qualcuno la volesse codificare, consisterebbe nella venerazione dell’essenziale attraverso una pratica quotidiana volta a fare spazio per accoglierlo e la rinuncia ai satana che ci distraggono da esso.