Mezzo vuoto e mezzo pieno
C’è un bicchiere da 200 millilitri con dentro 100 millilitri di acqua. Essendo un bicchiere di acqua, parrebbe essere pieno per metà. Il che non sarebbe molto positivo, se avessi molta sete. Se però stessi morendo di sete, sarebbe molto positivo avere un bicchiere con dell’acqua dentro. Se non avessi molta sete, sarebbe perfetto, così non manderei sprecata dell’acqua, e non sarei costretto a berla tutta per non sprecarla. Se invece mi sentissi disidratato, sarebbe un guaio, perché dovrei riempiere di nuovo il bicchiere dopo la prima bevuta. Se fosse stato pieno, però sarebbe pesato di più e avrei fatto più fatica a sollevarlo, dato lo stato delle mie articolazioni, ma per fortuna è mezzo vuoto e non pesa poi molto. L’effetto che questo bicchiere di acqua, mezzo vuoto o mezzo pieno, ha su di me dipende solo dalla mia interpretazione.
Gli stoici erano noti per questa capacità di guardare alle cose come esse sono. Sono vivo, sarò morto. Ci sono diversi modi di morire, molti brutti e molti anche belli. Mia nonna Livia ci ha lasciato nel letto di casa circondata da suoi figli a 94 anni. Nessuno era felice, ma non riesco a immaginare un modo migliore per congedarsi da questa vita, comunque essa sia andata. Però mia nonna non parlava più da tempo, non riusciva più a muoversi, e viveva da sola con la badante, con i figli che facevano a turno per andare a trovarla, e magari a lei non è sembrato un bel modo di terminare la sua vita.
Studiando i principi dello zen e praticando la meditazione, ho imparato a osservare le cose per quello che sono. Un bicchiere da 200 ml con dentro 100 ml di acqua. La naturale fine di un ciclo di vita. Detto questo, non è semplice accettare le cose per quello che sono. E quando due settimane fa ho distrutto l’auto in un incidente stradale, beccandomi pure la colpa nonostante la visuale mi fosse impedita e io fossi fermo, mentre quell’altro che mi ha visto non ha neppure frenato, be’ ecco ho fatto e faccio ancora diversa fatica ad accettare che mi devo comprare una nuova auto, con il peso che questo comporta per il bilancio famigliare, e io non mi sono fatto neppure un graffio. Però, le cose stanno così come stanno, indipendentemente dalla mia interpretazione di esse.
Come lasciar andare pensieri ed emozioni
Uno dei problemi principali da affrontare quando mediti è non farti ingaggiare da tutti quei pensieri che ti vengono in mente. Una tecnica che uso prevede di etichettarli per ciò che sono (preoccupazioni, idee, lavoro, sentimenti di gioia o dolore, domande…), ringraziarli per essersi manifestati (aiutandomi ad allenare la mia capacità di concentrazione), e congedarli gentilmente (Scusa, sono impegnato in una cosa, ti posso richiamare fra dieci minuti?). Nel praticare questa metodologia, dentro e fuori dalla meditazione, ho imparato a riconoscere le cose per quello che sono, scindendo la mia interpretazione dei fatti dai fatti stessi. (Ci ho anche scritto un libro che si intitola La Pratica: comprendere la meditazione, superare le difficoltà e stabilire un’abitudine salutare)
Questo esercizio si può fare anche senza meditare. Che poi è l’approccio che ho sempre tenuto come giornalista: identificare i fatti e fornirne l’interpretazione più asciutta possibile così che il lettore potesse sviluppare la propria opinione. E non è neppure così complicato: noi tendiamo a interpretare quello che ci accade, ma senza identificare i fatti nessuna interpretazione è possibile. Quindi, è sufficiente fermarsi un attimo prima di sviluppare la nostra interpretazione.
Prendere atto delle cose come sono ci aiuta a essere noi stessi
Quando impari a riconoscere le cose per quello che sono, diventa più facile accettarle con non attaccamento e andare avanti agendo anziché reagendo, ovvero mettendo in atto azioni che siano espressione dei nostri valori e ideali, senza condizionamento alcuno da parte di una delle possibili interpretazioni dei fatti. Semplicemente prendendo atto di essi, e rimandando al futuro ogni possibile interpretazione.
Piove, governo ladro!