Come costruirci un vantaggio competitivo con quello che già abbiamo
La baby-sitter in ritardo, specie quando l’ho chiamata perché ho importanti riunioni di lavoro, può, come tante altre cose, rovinarmi la giornata e mettermi di pessimo umore. Infelice, in una parola. È però un’assurdità, perché la felicità si genera dentro di noi e non dipende da quello che ci accade. Tutt’al più dalla nostra interpretazione degli eventi. Gli studi del ricercatore Shawn Achor hanno dimostrato che chiunque può trovare dentro di sé la felicità necessaria a sviluppare un vantaggio competitivo semplicemente adottando uno stile di vita più intenzionale.
La relazione fra successo e felicità
In Il vantaggio della felicità Achor ci trasmette un messaggio chiaro: il successo dipende dalla felicità, e chiunque può trovarla sfruttando qualcosa che già esiste in noi.
Quando viviamo esperienze positive, infatti, il nostro cervello si riempie di dopamina e serotonina, sostanze che ci fanno sentire bene e stimolano quella parte del nostro cervello responsabile dell’apprendimento e dell’organizzazione dell’informazione, memorizzandola meglio e richiamandola più facilmente quando serve.
Le persone di successo non vedono la felicità come un premio, ma come un privilegio che gli consente di avere successo. È questo quello che Achor chiama il vantaggio della felicità, ossia una competitività guadagnata attraverso il pensare positivo, che migliora le nostre prestazioni.
Ci sono oltre 200 studi scientifici eseguiti su circa 275.000 persone che hanno dimostrato come la felicità guidi al successo in più o meno qualunque aspetto della vita, dalle relazioni personali al lavoro, dalla salute alla creatività.
7 principi per rendere al massimo
Achor ha raccolto nel suo testo sette principi dai quali dipende – nel senso, deriva – la nostra felicità. In una scarna sintesi, essi suonano più o meno così:
- Se siamo felici, la nostra mente e il nostro umore sono positivi, siamo più svegli e motivati, quindi raggiungiamo più facilmente il successo;
- Guardare il mondo oggettivamente, identificando ciò che possiamo cambiare e ciò che no, ci aiuta a essere felici perché sappiamo come intervenire per rendere migliore la nostra vita;
- È possibile allenare il proprio cervello in modo che esso identifichi le emozioni positive quando si manifestano;
- Per mantenere la felicità occorre guardare ai fallimenti come opportunità di imparare qualcosa e tappe necessarie di un percorso verso il successo, come fece Michael Jordan, cacciato dalla squadra di basket del liceo prima di diventare una star della pallacanestro mondiale;
- Concentrarci su piccoli risultati che possiamo raggiungere ci aiuta a mantenere alto il livello di soddisfazione e autostima;
- Per mantenere la concentrazione sugli obiettivi che vogliamo raggiungere dobbiamo eliminare ciò che ci genera resistenza, lasciando per esempio i vestiti e le scarpe per andare a correre al mattino già pronti la sera prima, perché la forza di volontà diminuisce con più l’usiamo;
- Per coltivare la felicità al nostro interno è necessario investire nelle relazioni sociali (reali).
L’effetto tetris
Uno studio condotto sui giocatori di Tetris ha dimostrato che dopo diverse ore essi iniziano a guardare a cercare incastri possibili nel mondo attorno a loro. Questo perché il nostro cervello quando vede degli schemi, negativi o positivi che essi siano, si abitua a riconoscerli.
Mentre la continua ricerca di schemi negativi ci deprime e diminuisce la qualità delle nostre prestazioni, osservare il mondo in cerca di opzioni positive aumenta la nostra felicità e i nostri risultati, un po’ come se ci stessimo allenando per diventare campioni di Tetris.
Per ottenere l’effetto Tetris positivo è sufficiente iniziare a tenere un diario della gratitudine, scritto o anche semplicemente “mentale”: trovare ogni giorno un momento per dirci di cosa siamo grati ci aiuterà ad apprezzare maggiormente i privilegi che ci sono toccati in sorte, come il sorriso di un figlio. Senza esagerare, perché ogni tanto ci vogliono anche le cose negative, il cui effetto sulla nostra felicità è si riduce nel momento in cui le definiamo.
Un trucco per essere più felici
Ci sono tre modi di affrontare le cose negative:
- restare impassibili;
- trasformarle in pessimo umore;
- sfruttarle per migliorare quello che siamo e facciamo.
Solo l’ultimo tipo di reazione ha un effetto positivo sul nostro umore.
Per metterlo in pratica, è sufficiente cambiare le domande che tutti ci poniamo quando le cose vanno male, da “Di chi è la colpa? Perché proprio a me!? E adesso che faccio?” a “Che cosa posso imparare? Come avrei potuto far andare bene le cose? Come posso recuperare?”
Spunti per la pratica
Ti è mai capitato di far male a un bambino? La nostra reazione in questi casi è cercare di distrarre il bambino dal dolore per evitare che cominci a piangere disperato in cerca dei genitori. Come se dargli in mano l’iPhone o compragli un gioco riducesse il dolore che prova. Questo però non siamo abituati a farlo con noi stessi quando le cose vanno male.
Ti sarò ora chiaro che il nostro umore è determinato da come interpretiamo la realtà, non da ciò che facciamo o che ci accade.
Ecco dunque qualche spunto pratico per estrarre un po’ di felicità da noi stessi:
- tenere un diario della gratitudine, per abituarci a riconoscere le cose belle che ci capito per quello che sono;
- fare liste di cose che possiamo controllare e cose che no, sono fuori del nostro controllo, così da individuare dove possiamo intervenire;
- esplicitare ogni giorno le cose positive e negative che ci accadono, per allenare il nostro cervello a riconoscere le prime e minimizzare l’effetto delle seconde;
- chiederci ogni giorno cos’abbiamo imparato dai nostri fallimenti e come possiamo trasformarli in successi;
- definire obiettivi che siamo in grado di raggiungere, alzando sempre un po’ l’asticella, ma senza metterla a un’altezza a cui non siamo ancora in grado di arrivare;
- per ogni obiettivo che ci poniamo, trovare il modo di rendere il più semplice possibile iniziare a lavorarci, eliminando gli elementi di “preparazione” o anticipandoli;
- impegnarci a spendere più tempo con i nostri contatti dal vivo piuttosto che sui social network;
- svolgere quotidianamente esercizi che aumentino la nostra felicità come per esempio la meditazione.