Tecnologia intenzionale
La società in cui viviamo è drogata dalla tecnologia. E come una droga, essa ci genera dipendenza. Pensa solo per un attimo se oggi non avessi accesso a Internet: quante cose ti sarebbero precluse?
Google, Amazon, Apple, Facebook, Twitter, Instagram e via dicendo hanno immesso sul mercato prodotti così utili che oggi sono divenuti essenziali, nel bene e nel male del termine. Essenziale infatti è ciò che fornisce essenza alle cose. Cos’è essenziale nella tua vita?
Prova a immaginarla senza iPhone, senza Android, Google, Gmail, WhatsApp, I tuoi contatti sui social network, i siti internet dei giornali, i blog… ok non ci riesci vero? Neppure io. È impossibile negare la nostra dipendenza da queste cose, così come non possiamo negare di essere oramai dipendenti dall’elettricità, dai mezzi di trasporto, dal frigo o dai fornelli elettrici. Ogni tecnologia che migliora la nostra vita genera dipendenza. I servizi digitali hanno però un trade off pazzesco: sono tutti in competizione per la nostra attenzione, perché è attraverso di essa che generano profitti, al punto da lasciarci spesso e volentieri privi di essa. Pensa solo a quelli video che partono da soli, senza neppure il bisogno che tu clicchi sul bottone per farli partire, così prima ancora che tu possa pensare che no, non è il caso di vedere un altro video, già lo stai vedendo.
Ogni app o servizio che usiamo è dotato di algoritmi per registrare il nostro comportamento e comprendere come tenerci dentro di esso il più possibile. Sa dove siamo e come riportarci dentro quando ce ne andiamo. Disintossicarsi richiede un tempo infinitamente più lungo di quello necessario a chi vuole smettere di fumare: la dipendenza da nicotina dura infatti circa 100 ore, oltre le quali al fumatore resta “solo” da combattere con la forza dell’abitudine.
Sfortunatamente, quello che è bene per Facebook, Google & company, non sempre lo è per noi. Oltre a consumare il nostro tempo, questi servizi ci prospettano la perfezione di ogni cosa, dalle vacanze al titolo professionale, dettando l’agenda dei nostri desideri. In un recente TED talk, Tristan Harris, ex Design Ethicist di Google, ha mostrato come una manciata di aziende controlli miliardi di menti ogni giorno.
I pericoli del digitale
Alcuni dei primi dipendenti di quelle aziende che hanno reso il nostro mondo migliore si sono recentemente accorti che le cose non stanno andando nella direzione desiderata e hanno deciso di fondare un movimento per invertire la rotta, riporta il New York Times. Insieme a Harris hanno fondato il Center for Humane Technology e hanno individuato quattro aree principali in cui la tecnologia ci mette in pericolo:
La nostra mente
La corsa per tenerci incollati a schermi di ogni tipo e dimensione non fa altro che aumentare il livello di stress e ansia di ognuno di noi, riducendo la durata media del nostro sonno, così precipitandoci in una sorta di social jet lag che mina la nostra sopravvivenza. Questo fenomeno è alla base della costante crescita di interessa per meditazione e mindfulness. Al punto che alcune aziende, come Apple 1, stanno lavorando in questa direzione per perfezionare i propri dispositivi e servizi. Personalmente, ho studiato un piano per ridurre la dipendenza da iPhone che sto perfezionando prima di condividerlo con tutti.
I nostri figli
Oltre alla dipendenza da schermo generata in età sempre più precoce, di cui siamo tutti complici, la struttura dei servizi digitali a cui hanno accesso i nostri figli sostituisce il loro concetto di autostima con i “mi piace”, incoraggiando il confronto con gli altri e portandoli a definirsi in base all’essenza degli altri, anziché cercare di realizzare se stessi. Non è quello che avviene a tutti noi? Cosa pensi quando vedi altri celebrare le proprie gesta su Facebook?
Relazioni sociali
Siamo portati a preferire la velocità, l’immediatezza, e la semplicità di una relazione digitale alla complessità e pienezza di un rapporto personale con le altre persone. La maggior parte delle nostre relazioni sono divenute digitali.
Democrazia
I social media premiano indignazione, fake news e informazioni filtrate perché catturano più facilmente la nostra attenzione, ma questo ci divide al punto che non riusciamo a essere più d’accordo su nulla.
Guardare avanti
Nel futuro ci aspetta una tecnologia intenzionale, disegnata a uso e consumo degli esseri umani. Per arrivarci, è necessario comprendere chi siamo e quali sono i nostri problemi, in che modo un’app o un servizio li risolvono e quali sono le conseguenze non volute a cui ci espongono. Ognuno di noi può essere un pioniere di questa rivoluzione adottando quello che già qualcuno chiama minimalismo digitale, e che in estrema sintesi altro non è che l’atto di applicare il minimalismo esistenziale al nostro rapporto con la tecnologia, e che ho già affrontato in alcuni articoli e nella sfida di vivere intenzionalmentep.
Ovvero, analizzare ogni prodotto o servizio digitale che utilizziamo e chiederci in che rapporto siamo con esso, definendo linee guida personali per usarlo anziché esserne usati, come ho suggerito nell’articolo su come non farsi usare da Facebook.
Disintossicarsi da Internet è anche il modo migliore per trovare tempo per se stessi.
- Il sistemi operativi di Apple consentono di tracciare il tempo in cui ci concentriamo in quello che vogliamo fare, includono opzioni per bloccare le notifiche, per esempio di notte o quando guidiamo, e nella prossima versione offriranno strumenti per ridurre la nostra dipendenza dallo schermo. Speriamo bene. ↩