Le soluzioni dei problemi
Negli ultimi mesi ho affrontato diversi problemi. Sul fronte lavorativo, professionale e soprattutto con i bambini. E chi no? Che poi in realtà ce li abbiamo sempre, questi problemi. Le persone che più mi hanno aiutato a risolverli sono state i miei genitori. Semplicemente ascoltandomi. Attraverso un sistema che avevo imparato a usare con i miei figli dopo aver letto un libro di psicologia infantile, e che chiunque può replicare senza necessariamente parlare con una persona.
Alla domanda “Come va?” non riesco mai a imbrogliare, e così spesso durante la telefonata della sera racconto a mio padre o mia madre delle mie magagne. Quando gli altri ci riversano addosso i loro problemi istintivamente cerchiamo di offrire una soluzione, ma quando confidi una magagna a una persona estranea all’argomento questa ti propone soluzioni avulse dal contesto. Però devi spiegarglielo, perché non è applicabile, e quindi analizzare la proposta ricevuta e smontarla pezzo per pezzo. Così facendo spesso trovi elementi che generano riflessioni per elaborare la tua soluzione. Che è poi quella che stavi cercando.
La soluzione è dentro di noi
Un libro che cito spesso è Come parlare perché i bambini ti ascoltino & come ascoltare perché ti parlino, di Adele Faber ed Elaine Mazlish, perché in fondo siamo tutti (stati) bambini. Il testo punta molto sull’ascolto in silenzio, ovvero sulla capacità del genitore di fare da sponda per le riflessioni del figlio. A esternazioni come “Questa bistecca non mi piace” bisognerebbe rispondere con frasi tipo “Mmh, deve essere una bella seccatura dover mangiare una bistecca che non ti piace”. Immagina di trovarti in una situazione del genere: hai messo il problema in campo e nessuno te l’ha risolto, anzi te l’hanno rispedito indietro e ora tocca a te trovargli una soluzione. E allora il bambino cerca la soluzione. Magari non trova quella che avevi in mente tu, ma per problemi più personali come amicizie, giochi, o compiti questo funziona. Perché la soluzione è dentro di lui. Dentro di noi. Solo che abbiamo bisogno di stimoli per andare a cercarla e tirarla fuori.
Il problema
Giocare di sponda con il bambino equivale a costringerlo a spiegare bene il problema. A esaminarlo a fondo perché l’adulto comprenda il guaio in cui si trova e sia nelle condizioni di offrire aiuto. La persona migliore per risolvere quel problema è però più spesso il bambino. Avere qualcuno che lo ascolta in silenzio e gli fa da sponda lo aiuta a esternalizzare e analizzare il problema, mettendo da parte i sentimenti che egli prova circa quella spiacevole situazione.
Feedback
Se cerchiamo un adulto per questa pratica, difficilmente avremo il coraggio di dirgli “Puoi stare zitto ad ascoltarmi un attimo?” Ed è assai più naturale che gli spieghiamo il problema senza pensare realmente che egli ci aiuti a trovare una soluzione, ma solo per sfogarci. Dunque quello, che si sentirà chiamato in causa, ci offrirà una soluzione, che istintivamente ci preoccuperemo di smontare. Non perché siamo cattivi, ma perché ci abbiamo già pensato, non credi? Il tentativo di smontarla è in realtà un esercizio di verifica per mostrare a noi stessi che non può funzionare, cosa che sappiamo d’istinto. È così che funziona l’intuizione, come spiegano bene i Root-Bernstein in Sparks of genius. Condurre un’analisi ci separerà dal problema assegnandoci il ruolo di mentore nei confronti dell’altro, che in qualità di esperti del problema cercheremo di guidare alla soluzione. Aiutandolo a comprendere la situazione e suggerendo modifiche parziali o totali per migliorare la propria soluzione. Fino a che il problema non sarà risolto, o avremo trovato una strategia da provare
Come risolvere i problemi senza parlare con gli altri
Molte persone sfruttano questo meccanismo scrivendo un diario. Caro diario è un modo un po’ romanzato per iniziare le pagine di un giornale di bordo, ma rispecchia il fatto che quando scriviamo abbiamo bisogno di un interlocutore, o meglio un lettore, che nel caso di un diario personale non esiste. Siamo sempre noi, oppure è il diario. Siccome scrivere un diario per parlare a noi stessi sembra una cosa idiota, allora scriviamo al diario, che si presta ad accogliere le nostre riflessioni.
La soluzione di ogni problema è racchiusa nella sua essenza, e l’unico modo per conoscere il problema è spiegarlo a qualcuno che ci ascolti.
PS: Se non hai mai tenuto un diario, ho costruito una specie di corso che ti può aiutare a iniziare.