Design sprint
Hai mai avuto quell’idea che ti frulla per la testa? Capita a tutti. Una di questa idee potrebbe diventare un side project, ovvero qualcosa a cui dedichi del tempo per raggiungere un determinato obiettivo. Questo non deve per forza avere un ritorno economico. Ricompilare il kernel di Linux, per esempio, è una cosa talmente inutile quanto ricca di soddisfazione: non dimenticherò mai l’alba in cui ci sono riuscito! Il punto però è: a quale idea dare seguito e a quale no? Ho realizzato che la metodologia design sprint messa a punto da Google Venture per le proprie startup può offrire diversi spunti.
Questa metodologia è pensata genericamente per progettare nuovi soluzioni a problemi esistenti in cinque giorni e viene utilizzata quando la posta in gioco è alta, c’è poco tempo a disposizione e l’azienda è bloccata. Nel caso della nostra idea a cui non sappiamo se dare seguito o meno siamo decisamente bloccati, il tempo ci manca a prescindere, e però dal dare seguito o meno a quella idea potrebbe dipendere il nostro livello di felicità. Vediamo come sfruttare questa metodologia.
Dunque, per un design sprint sono necessarie due figure:
- facilitatore: il cui ruolo è arginare i dibattiti e muovere in avanti il processo;
- designer: o decisore, a cui spetta prendere le decisioni.
Se sei da solo, dovrai gioco forza costruirti i due profili in modo da indossare i panni ora dell’uno e ora dell’altro. Un cappello o una penna diversa potrebbero essere sufficienti per fare la differenza. Un piccolo trucco che aiuterà il tuo cervello a vedere le cose in modo diverso.
Premessa: se pensiamo che sia necessario coinvolgere degli esperti, è meglio stabilirlo in anticipo programmando gli incontri.
Primo giorno: disegna una mappa
Definisci gli obiettivi che vuoi raggiungere e comprendi fino in fondo l’idea, ovvero cos’è necessario per andare da dove ti trovi a dove vuoi arrivare. Dagli obiettivi discendono le domande dello sprint, ossia tutte le questioni che essi pongono, e questo determina anche le persone che andranno coinvolte e le interazioni necessarie. Per esempio, io volevo ricominciare a suonare il piano e studiare il jazz, quindi mi sono posto come obiettivo imparare 10 brani in un anno.
Secondo giorno: sviluppa l’idea
Parti dalla tuo idea e sviluppala, creando diverse bozze. Non è necessario saper disegnare o essere in grado di realizzare quello che hai in mente perché potrai sempre rivolgerti a qualcuno. Se proprio disegnare non funziona, scrivi. L’importante è avere una traccia scritta di quello che hai in mente. Una mappa mentale è forse la cosa più utile nel caso di un’idea. Per suonare avevo bisogno di riprendere in mano la teoria musicale, cominciare a fare qualche esercizio per rimettere in forma le mani, trovare un metodo e dei brani da suonare, e un maestro che mi seguisse nel mio percorso. Le opzioni erano un libro sul metodo, un corso online, un maestro da remoto e una scuola di musica.
In questa giornata dovresti anche definire le persone da intervistare nella quinta giornata.
Terzo giorno: decidi
Rivedi le soluzioni sviluppate nel giorno precedente e scegli la migliore. Puoi anche prendere dei pezzi da una e dei pezzi dall’altra, pur che il risultato finale mostri congruenza (forse ci sarà bisogno di qualche adattamento). È il facilitatore che propone la soluzione da seguire. Poi scrivi la storia di come il prodotto verrà utilizzato dall’utente finale. Se stai lavorando su qualcosa di personale, è probabile che l’utente sia tu stesso, ma questo non cambia la sostanza. Usa un timer: quando scade il tempo a disposizione non potrai più lavorare alla storia. Nel mio caso ho deciso per un libro e dei video online.
Quarto giorno: realizza un prototipo
Realizza quello che hai elaborato. Non deve essere reale, ma simile. Non deve essere troppo impegnativo, ma neppure troppo semplice. Deve essere finito nell’arco della giornata ed essere funzionale a raccogliere le informazioni che ti servono, definite nella prima giornata. Io ho comprato un libro e mi sono messo a studiare dieci minuti al giorno.
Quinto giorno: testa
Teoricamente qui la soluzione andrebbe testata su cinque o sei persone diverse, ma se l’utilizzatore sei tu diventa più complesso. Puoi ipotizzare di creare diversi tu che testino la soluzione con diversi tipi di umore, giornate, impegni e così via. Registra i tuoi pensieri relativi a ogni prova (la regola sarebbe registrare le interviste). Prova magari a chiedere a qualcuno di assistere e farlo per te: in alcuni casi potrebbe essere funzionale. Prepara una griglia per raccogliere i feedback di ogni sessione. In questo caso può essere utile avere uno schema in tre colonne in cui dividere: quello che ti aspetti, quello che hai fatto, e le tue osservazioni post iterazione. Nel mio caso, ho capito che mi serviva qualcuno che mi correggesse gli errori e mi guidasse nella mia avventura. Così ho poi aggiunto un maestro prima a scuola e poi da remoto e ora sto valutando una membership per partecipare a una community jazz online.
Grand finale
A posteriori occorre fare una revisione di tutto quando è stato osservato durante la quinta giornata e porsi qualche domanda tipo:
- Il tu utente si è comportato come il tu designer pensava che il tu utente si sarebbe comportato?
- Il tu utente si è sentito interessato o annoiato?
- Il tu utente aveva voglia di usare il prodotto?
- Il tu utente ha capito i benefici che potrebbe trarre dal prodotto?
- Quali sono i vantaggi nel portare avanti l’idea?
Segue la sintesi finale, durante la quale occorre identificare gli aspetti ricorrenti e identificare gli spunti e le idee emerse.
A questo punto puoi decidere se portare avanti l’idea o accantonarla. Quello che ci dobbiamo ricordare è di semplificare sempre, il più possibile. Quando avremo una prima versione funzionante, potremo ripetere l’esercizio per migliorare la nostra idea.
Io adesso suono mezz’ora tutte le mattine e qualche volta anche la sera, prendo lezione una volta alla settimana da un maestro che ho conosciuto a una scuola di musica con cui studio i brani e seguo un libro che ho scelto io per la parte di teoria jazz e pratica del piano. Tu su quale idea potresti testare la metodologia?