Dal decluttering al non attaccamento: imparare a rischiare per investire su stessi
Uno dei principi chiave del minimalismo è il decluttering, La parola ha avuto la sua massima diffusione lo scorso anno, in particolare in seguito al successo del libro di Marie Kondo Il magico potere del riordino. Il decluttering richiede una forza interiore mostruosa: quella del saper lasciare andare.
Che significa decluttering
Organizzare le cose che abbiamo è un costo perché dobbiamo comprare contenitori, spendere tempo per decidere dove mettere cosa, e trovare uno spazio per ogni oggetto. Non è mai una soluzione definitiva, ma solo temporanea. Prima o poi bisognerà rimetterci le mani. Perché le cose non restano organizzate da sole, occorre tenercele, organizzate, e questa è un’attività che va ripetuta costantemente nel tempo.
Inoltre mettere in ordine non mette in gioco i nostri sentimenti. Non ci porta a interrogarci su passioni, valori e cos’è veramente importante per noi.
Dal Decluttering al non attaccamento
Ogni giorno creiamo relazioni con oggetti, persone e avvenimenti. Ognuna di queste relazioni rappresenta un legame. Quanto più il legame è forte, tanto più gli altri o le cose a cui ci siamo attaccati ci possiedono. Per avere il controllo totale della nostra vita occorre distaccarci da tutto. Senza se e senza me.
Il precedente è un principio Zen rielaborato in modi diversi dalla cultura occidentale e fatto proprio dal movimento minimalista. I minimalisti praticano il non attaccamento scegliendo di dedicare il proprio tempo e le proprie energie solo alle cose che più contano nella propria vita.
Quando riusciamo a distaccarci da cose, persone e avvenimenti riprendiamo il totale controllo della nostra vita. Iniziamo a vivere intenzionalmente.
Quando siamo completamente distaccati da cose, persone e accadimenti, niente ha il controllo sulla nostra vita. Non attaccamento però non significa apatia nei confronti della vita. Anzi.
Il non essere schiavi di cose, persone ed eventi ci permette di essere liberi nel giudizio nei loro confronti. Liberi di accettare la realtà, capirla e agire nei suoi confronti, anziché reagire a ciò che essa ci propone. Il non attaccamento, come il minimalismo, ci aiuta a godere di quello che abbiamo. Crea spazio. E opportunità.
In un certo senso, il decluttering è una forma di dieta che va ripetuta nel tempo, mentre il non attaccamento ti porta a perdere definitivamente quei chili in più che hai e iniziare a vivere una vita più sana.
Distaccarsi
Il non attaccamento è un concetto comune a Yoga, buddismo e altre discipline orientali. Vivere senza attaccamento consente di distaccarsi dal ciclo delle reincarnazioni e liberarsi da questo. Praticare il non attaccamento non significa però vivere come se nulla fosse.
Distaccarsi dalla vita quotidiana significa imparare a vederla per quello che è, accettarla per quello che è, viverla per quello che è. Ed è nel viverla, non nel ricercare un premio per averla vissuta, che ne godiamo il massimo. Perché il premio è in definitiva il vivere stesso.
Sofferenza
Quando Buddha sostiene che l’attaccamento è la causa principale della sofferenza, il messaggio che vuole passarci è che i nostri sentimenti sono conseguenza di come noi interpretiamo la realtà.
Dall’attaccamento sorge il dolore, dal dolore viene la paura. Per colui che è totalmente libero, non c’è attaccamento, non c’è dolore, non c’è paura. BUDDHA
L’imparare a non essere attaccati alle cose della vita è anche uno dei benefici della meditazione. Ed è anche lo strumento fondamentale per arrivare ad avere un guardaroba minimalista come quello di cui scrivevo la scorsa settimana.
Trovare il coraggio di separarsi da quei pantaloncini stile gruviera che da una decina di anni indossavo d’estate per stare in casa è stato un chiaro segnale per me che posso farcela. in qualunque cosa metta impegno, disciplina e che approcci con il piglio giusto, evitando di usare quell’unica parola che fa fallire e scegliendo invece quelle che portano al successo.
Prenditi un rischio
Anche nel gettarsi, nell’affrontare gli ostacoli della vita quotidiana e nel rischiare vediamo i frutti del non attaccamento. Essere disposti a mettersi in gioco, prendersi un rischio è l’unico modo per avere successo nelle cose che ci stanno a cuore.
Perché, d’altra parte, quelli che hanno successo sono quelli che fanno le cose che chi non ha successo non ha il coraggio di fare. Perché fanno paura, perché mettono dubbi, perché implicano distacco da quello che abbiamo in cerca di qualcosa che non siamo sicuri che avremo.