Come invertire il processo di decomposizione di quel sogno che tieni chiuso nel cassetto

Uno degli aspetti su cui ho speso più energie mentali quando ho deciso di trasformare questo blog in un side project è stato il quando e cosa scrivere. E penso che molti di quelli che hanno deciso di non cimentarsi nella sfida di #unminuto siano stati frenati dal medesimo dilemma, declinato in relazione a quel progetto per cui non hanno mai il tempo e che lasciano marcire nel cassetto del comodino, perché in un minuto non sanno che possono fare o non ci credono che possa davvero servire a qualcosa. Ti racconto le mie riflessioni in proposito, quello che ho fatto, perché sono ritornato sui miei passi e cosa ho imparato, perché sono convinto che tu possa sfruttarle per salvare quel progetto.

Quando

Tempo fa ho pubblicato un articolo su come coltivare le proprie passioni nei ritagli di tempo. Il concetto di base è molto semplice: tutto fa brodo. Ogni minuto che trovi qui e là può essere speso nel tuo progetto. E se impari a trovare un minuto, a fare spazio per te, poi trovarne due o cinque o dieci è molto più semplice. Certo, devi adorare la Disciplina tutti i giorni (la Dea, intendo, te la ricordi?) perché da solo non ce la fai, ma piano piano diventa persino piacevole. Anche perché la forza di volontà è un muscolo che se allenato puoi spenderlo in più di un progetto.

Circa lo scrivere questo blog, a mio parere c’erano due possibilità:

  • scrivere durante la settimana e pubblicare ogni domenica un articolo 1;
  • scrivere quando sentivo di avere qualcosa di importante da dire, e pubblicare quando fosse stato pronto.

Quando ho smesso di pubblicare un articolo ogni domenica per passare al quando ho qualcosa da dire e solo quando è completamente finito quello che è successo è che non avevo più nulla da dire. Non avendo una deadline per la pubblicazione, avevo perso la routine di pensare a cosa scrivere, buttare giù un outline, documentarmi, sperimentare e scrivere, ovvero tutto il processo di scrittura che avevo seguito per due anni circa e che mi aveva aiutato a coltivare il mio progetto, poi concretizzatosi nel libro Vivere intenzionalmente (l’hai finito? Mi lasci una recensione su Amazon?) Insieme alla disciplina avevo perso un po’ anche l’ispirazione. E allora ho deciso di fare un passo indietro e tornare a pubblicare ogni domenica.

Per le prime due settimane non ci sono riuscito. Ho pubblicato il lunedì. Questa settimana, come vedi, ce l’ho fatta.

Cosa

Al di là degli aspetti che riguardano te (magari ti fa piacere sapere quando arriva la newsletter e ti piace l’idea che quel giorno lì te la leggi, e a me come lettore questa cosa qui piace più che non sapere mai quando arriva, perché so quando arriva e posso pianificare il quando leggerla proprio perché so quando arriva), volevo condividerti alcune riflessioni circa quello che ci metto in questi articoli. Ho deciso di prenderla un po’ larga e raccontarti alcune cose che ho imparato nella sfida di scrivere #unminuto almeno ogni giorno.

  • Quello che ho da dire spesso cambia dopo che ho iniziato a scrivere, quindi non ha senso preoccuparmi di quello che andrò a scrivere perché la cosa importante è mettersi lì davanti a un foglio e iniziare a far scorrere le dita sulla tastiera.
  • Se mi metto a scrivere con un progetto ben definito è più facile, ma lo fa sembrare un lavoro, e questo mi piace un po’ meno. Scrivere ogni giorno un minuto mi dà un sacco di spunti su cosa scrivere, e c’è sempre uno di questi spunti che desidero approfondire, e così ho lì diverse idee da sviluppare per le prossime settimane, e un paio di progetti di libri e corsi da ragionarci su.
  • Quando mi metto a scrivere perché devo scrivere, che in realtà è perché voglio scrivere, ma non so cosa scrivere, e devo scrivere ora o mai più, inizio a scrivere delle stupidaggini, ma quelle stupidaggini lì sembrano alimentare la mia creatività e nel giro di qualche riga qualcosa di interessante su cui argomentare salta fuori. Non è detto che rileggendo la mia opinione in proposito rimanga la stessa, ma spesso sì (in fondo l’ho pensato io, no?)
  • Quello che è successo spesso è che ho iniziato a scrivere per appuntare pensieri sparsi che so di avere nella testa perché li ho già incontrati da qualche parte, e ho il desidero di renderli concreti, e allora mi provo a ricordarli anche partendo da lontano tipo:

vorrei scrivere una cosa sulla meditazione, ma non so che scriverci, e neppure c’ho voglia di pensarci, però avevo in mente questa idea della meditazione del caffè che mi pare una stupidaggine, ma che se poi ci penso ci trovo un non so che di mindfulness che forse può avere senso spiegare a qualcuno come bere il caffè, perché certo non se lo aspettano e magari poi è una cosa che si ricordano.

  • Dopo che ho scritto per un minuto, anche se non ho scritto nulla di sensato, mi sento pronto per scrivere e ho una voglia pazzesca di scrivere, e questo mi aiuta a bloccare sull’agenda della giornata un momento per farlo. Spesso il mio cervello si ritrova in quello stato di flow e la bozza di un articolo esce dalle mie dita in pochi minuti.

Cosa fai per far progredire il tuo progetto non è importante. È fondamentale che tu ti metta lì a fare qualcosa, anche se di sbagliato, perché solo camminando in una direzione ti rendi conto se stai andando dove avevi intenzione di andare.

Scrivo quando sono ispirato. Fortunamente, l’ispirazione arriva tutti i giorni alle 9.15 – Peter DeVries

Perché

Quando ti metti lì tutti i giorni, in un determinato momento per fare una determinata cosa, piano piano l’ispirazione scopre quando sei in ascolto e si manifesta proprio in quel momento lì. È un po’ come mettere la sveglia tutti i giorni alla stessa ora, per allenare il nostro ritmo circadiano. Dopo qualche mese inizi a svegliarti da solo a quell’ora lì, spesso e volentieri un minuto prima o anche un secondo prima della sveglia, che tipo apri gli occhi ancora un po’ intorpidito e la senti accennare le prime note della canzone che hai scelto per svegliarti, nessuno si accorge che sta suonando e tu sgattaioli fuori dal letto per lavorare al tuo progetto in quel momento magico in cui tutti gli altri dormono e non è necessario mettere l’iPhone in do not disturb per evitare distrazioni.

La ripetizione di un’azione nello stesso momento ogni giorno la rende parte del nostro essere. Se ti abitui a scegliere di scegliere una cosa, piano piano sarà quella cosa lì a scegliere te, e a quel punto è (quasi) fatta.

Può capitare che salti un giorno, ma poi piano piano non capita più. O anche se salta, il giorno dopo riprendi come se nulla fosse.

In poche parole

Se dedichi un minuto al giorno, tutti i giorni, a quel sogno che sta marcendo nel cassetto del tuo comodino, prima o poi riuscirai a trovare il momento giusto, i necessari salvagente, e capire come e cosa fare in quel minuto lì. Così riuscirai a invertire il processo di decomposizione.

Qui trovi le regole di ingaggio. Se non fossi ancora convinto, ti consiglio di dare una letta a Il manifesto dei coltivatori di sogni.

  1. Avrei potuto pubblicarlo di lunedì o giovedì, i giorni in cui il tasso di lettura sarebbe stato più alto, ma 1) tutti lo fanno e quindi c’è più competizione e 2) la domenica è più facile che trovi il tempo di leggerti il mio articolo. Vuoi la verità niente altro che la verità? Paul Jarvis fa così, manda i suoi articoli sempre di domenica pomeriggio ed è l’unico che leggo sempre entro il giorno dopo. Tutti le altre newsletter che leggo sono soggette alle intemperie.