Profilo di un jedi maker: questo 15enne per tuo figlio è un eroe, e anche per me
Cesare Cacitti con Silvio Gulizia.
Me la compri? No. Me la compri? No. Allora me la costruisco. Cesare Cacitti, occhiali da nerd e al collo un papillon stampato in casa, non si ricorda più il momento preciso in cui a 13 anni ha iniziato a lavorare al progetto della sua (prima) stampante 3D. Però non ha dimenticato quando ne ha vista una per la prima volta e l’ha fortemente desiderata: Stavo guardando dei video di elettronica e robot su YouTube e a un certo punto, fra quelli correlati, me ne é apparso uno con una stampante 3D. L’ho fatto partire e mi è piaciuto. Visto che non me la compravano i miei genitori ho cominciato a cercare su Google Immagini com’era fatta e poi ho visto che si poteva fabbricare da soli, ho comprato i pezzi e me la sono costruita.
Cesare oggi ha 15 anni e vive a Dueville, in provincia di Vicenza. Sempre con mamma e papà, anche se presto potrebbe “stamparsi” una villetta indipendente. L’ho incontrato alla Maker Faire, alla quale ho partecipato per il progetto Vediamopositivo, e ci ho scambiato quattro chiacchiere a margine dell’evento dedicato alle scuole, durante il quale lui era sul palco a raccontare la propria esperienza. Il suo intervento é stato un inno al fare. Fare le cose per la voglia di farle. Bene e da soli.
Un momento dell’intervento di Cesare Cacitti alla Maker Faire di Roma.
Quando gli chiedo se la stampante 3D sia stata la prima cosa che ha costruito mi ricorda molto me stesso da piccolo: No, avevo già fatto delle costruzioni col Lego e col Meccano. Ci ho realizzato tante cose, di solito senza seguire le istruzioni. Perché una volta le ho seguite, le istruzioni, per fare uno spazzaneve col Lego, ma poi non mi era piaciuto com’era venuto e allora ho provato a rifarlo di testa mia e mi è piaciuto di più. E da lì, mi pare di capire, il suo cervello si è scatenato: Mi piace fare le cose come dico io anche se non sempre è la maniera più facile e veloce. Di progetti ne ha realizzati parecchi, ma è con la stampante 3D costruita da solo, a 13 anni, che si è aperto la strada in rete.
Basta googlare un po’ per scoprire i diversi altri progetti che Cesare ha realizzato, da una macchina radiocomandata hackerata con dei sensori per evitare gli ostacoli a delle chiavi per accendere la luce a distanza, da un cubo laser a una macchina per tagliare legno e carta. Sono dell’idea che qualunque cosa si possa fare.
A un certo punto gli pongo una domanda stupida. Cioè, mica tanto stupida dal mio punto di vista: Come hai fatto a costruirti una stampante 3D da solo? Tu non gliel’avresti chiesto? Ecco, è qui che mi fa sentire un matusa: Mi ha insegnato il computer. Io gli chiedevo come fare e lui mi dava la soluzione. La cosa curiosa è che parla davvero di computer e non di Internet. Per lui, in effetti, Internet deve far parte del computer, di quell’attrezzo che gli permette di immaginare e costruire più o meno tutto ciò che vuole. Un computer senza Internet è facile che non l’abbia mai usato. Ero convinto che dovevo riuscire a farcela. Quando non so come fare una cosa mi metto a cercare come farla, perché se devo costruire qualcosa ce la devo fare. Chiaro, no?
Il bello è che il ragazzo ha anche il piglio dell’imprenditore. Perché a un certo punto tu gli fai la battutina: Ti bastano i soldi della paghetta? E lui ti stende: Cerco di risparmiare sempre, comprando su eBay. Se penso che alcune cose mi potrebbero servire per altri progetti che ancora non ho iniziato allora ne compro più pezzi e chiedo lo sconto.
Mi immagino cosa debba frullare nella testa di un ragazzino come questo. Di idee buone credo di averne cinque a settimana. No, scusa, cioè, che significa di “idee buone”? Ogni giorno ne ho molte di più. Se secondo me sono utili e realizzabili allora provo a concretizzarle. Non é una questione di difficoltà, ma se ha senso che mi metta a lavorarci operure no. Io faccio solo cose che hanno un senso.
Ci provo fino alla fine a prenderlo in castagna, ma quando penso di poterlo mettere alle corde lui mi dà scacco matto. Ti senti uno speciale o una persona comune? gli chiedo. Lui: Da quello che ho visto, nella mia generazione, quella del ’99, e anche in quelle dopo, ci sono tantissimi utilizzatori passivi del computer. Molti amici mi chiedono aiuto quasi per aprire Internet (dice proprio così). Come vedi il tuo futuro? Voglio andare all’università e continuare a studiare, nel frattempo costruire qualcosa. Vorrei farlo in Italia, ma se non mi dà le giuste opportunità pace. A questa generazione non possiamo proprio permetterci di dare buca.
Questo post fa parte del progetto Vediamopositivo con il quale ho collaborato raccontando la Maker Faire Roma 2014. Ringrazio gli organizzatori per avermi coinvolto in questa bella iniziativa.