Perché scrivere un blog e perché leggere "Fai di te stesso un brand" ti aiuterà a farlo meglio
Anche se non ti senti un blogger o uno scrittore dovresti prendere in considerazione l’ipotesi di tenere un blog. Questo infatti ti aiuterebbe a fare diverse cose, fra cui:
- costruire una routine e imparare a lavorare con disciplina;
- fare ricerche e ampliare la tua cultura personale (ti suggerisco Blinkist per questo);
- chiarirti nella mente gli aspetti che vuoi trattare e trovare soluzioni ai problemi che incontri;
- approfondire le tue nozioni tecniche in fatto di web e comunicazione;
- costruire la tua voce, il tuo punto di vista sulle cose.
A quest’ultimo punto mi ricollego per invitarti oggi a leggere il libro di Riccardo Scandellari Fai di te stesso un brand (versione cartacea, kindle). Il testo affronta più in generale la necessità di promuovere se stessi on line allo stesso modo in cui si cerca di dare visibilità a un’azienda. È quello che si chiama personal branding ed è fondamentale non solo per chiunque abbia un qualunque tipo di attività pubblica, ma anche più o meno per qualunque persona.
Casi in cui ti serve un’identità on line
Nella vita capitano svariati momenti in un cui è quasi necessario avere una presenza in rete. Necessario? Secondo me sì, perché questa si rivela un vantaggio competitivo non indifferente in tutte quelle occasioni in cui sarebbe utile avercelo. Qualche esempio:
- cercare o cambiare lavoro;
- lanciare un progetto;
- aumentare la propria credibilità nei confronti di qualcuno;
- essere contattato da possibili partner;
- validare il lavoro che stai facendo;
- ricevere feedback sui tuoi progetti;
- crearti una reputazione all’interno di un network di persone che fanno il tuo stesso mestiere.
Perché il blog
Nel suo libro Skande offre una panoramica essenziale e approfondita al tempo stesso sui vari aspetti connessi alla reputazione on line e a come costruirsi quella che chiamerei un’identità cosciente.
Cito dall’introduzione a firma di Rudy Bandiera:
Grazie ad un mondo interconnesso aumentiamo relazioni, opportunità e possibilità, conoscenza e informazioni. Ma il mondo interconnesso che cosa sarebbe senza di noi? Cosa sarebbe senza le connessioni? Nulla, semplicemente non esisterebbe.
Ma se queste connessioni esistono e ci legano l’uno all’altro, devono anche per forza avere un valore. E se queste connessioni hanno un valore, questo viene trasmesso a noi o da noi. Ecco che noi diventiamo qualcosa di più di un nodo del mondo interconnesso: diventiamo Noi, ma un Noi più ampio, completo e conosciuto di quanto non fosse vent’anni fa.
Oggi Noi siamo un marchio, siamo un brand, siamo qualcosa di più di una persona che ha rapporti stabili e solidi con un centinaio di persone, le quali saranno e rimarranno sempre quelle per tutta la vita. Noi siamo di più dell’individuo che eravamo, siamo diventati un marchio, un veicolo di informazioni più o meno potente. Se prima potevo parlare con 10 persone, oggi posso parlare con 10 mila persone. Se prima potevo influenzare solo i miei amici, oggi posso influenzare tutti i miei contatti. Se prima la mia vita era limitata dai miei limiti sensoriali, oggi si libera oltre questi limiti ed è limitata solo da quelli della tecnologia, in continua espansione. Se non ho limiti in quello che sono, in quello che posso diventare e in quello che potrò essere, significa che dovrò coltivare quello che sono.
Questo è il personal branding, ovvero fare di noi stessi un marchio. Coltivare noi stessi e la percezione che gli altri hanno di noi. Riuscire a trasmettere la credibilità necessaria per costruire attorno a noi un’aura di credibilità: riuscire ad essere credibili.
Rudy mette insieme due concetti che preferirei sdoppiare. Da una parte infatti ci sono le opportunità di crescita personale e professionale che tenere un blog e crearsi un’identità offre a tutti noi. Dall’altra, la consapevolezza che in caso di bisogno questa si può trasformare in un potente strumento di marketing. A un certo punto ne diventa quasi una conseguenza, ma vedo le due cose molto distaccate.
Fai di te stesso un brand: recensione
Nel suo testo Skande mette correttamente al centro di entrambi gli aspetti il blog, punto di partenza e di arrivo per tutto quanto riguarda la creazione dell’Io (o del Noi, come lo chiama Rudy). Pur essendo il libro per niubbi, ossia per chi un blog non l’ha mai avuto né mai ha provato scientemente a lavorare sulla propria identità, il lavoro di Skande ti sarà utile anche se di queste cose hai già un’infarinatura e addirittura se sei convinto di saperne parecchio. In quest’ultimo caso certo troverai un po’ noioso il fatto che alcuni aspetti siano descritti nei dettagli e non dati per scontati, ma anche in quelle pagine ci sono spunti e approfondimenti per ampliare il tuo bagaglio di conoscenze.
Quello che più mi è piaciuto del libro di Skande è che, com’è nel suo stile, non ci sono tanti giri di parole, ma si va sempre dritti al punto. A tratti potrebbe essere ancora più essenziale, in quanto mi piacerebbe che un testo del genere fosse più un manuale d’azione che non un libro d’istruzione. Il fatto che sia entrambe le cose può essere visto da alcuni come un vantaggio.
L’uso migliore che se ne può fare è acquistarlo in formato digitale, sottolineare le parti più interessanti e poi rimaneggiarlo in un diario personale in cui annotare giorno per giorno le cose più interessanti. Giorno per giorno, perché il testo è così denso e offre così tanti spunti da approfondire che divorarlo come se fosse un romanzone sarebbe oltremodo controproducente. È un libro che va studiato e meditato.