Scrivere richiede un'enorme quantità di amore per cose che accadono lontano dalla tastiera
Questo è un estratto dal testo di un’intervista che mi ha fatto Rebekka Honeit del team di The Soulmen, sviluppatore di Ulysses, la mia app preferita per scrivere. Il testo originale, in inglese, lo trovi sul loro blog. È del 2016 e alcune cose sono cambiate, ma penso che sia comunque interessante da leggere.
Raccontaci un po’ di te e del tuo lavoro.
Mi occupo di raccontare storie interessanti. Un giornalista deve osservare il mondo, cercando storie che altre persone non vedono, e lavorare con quelle per creare un prodotto che valga il tempo e i soldi del lettore. Non è più una questione di trovare le notizie. Certo, hai bisogno delle notizie, ma una volta pubblicata la notizia, ti serve di una storia per diffonderla. Oggi ogni azienda è in grado di raggiungere la propria audience e raccontare le proprie storie senza necessariamente passare attraverso la stampa. Come consulente, metto al servizio delle aziende, in particolare quelle che si occupano di startup, la mia passione per le storie. Le aiuto a tirare fuori le proprie storie e raccontare direttamente alla propria audience.
Cosa ti piace della tua professione? Quali sono gli aspetti negativi?
Amo scrivere. Ed essere creativo. Come dice Amélie Nothomb, scrivere è fare l’amore. Scrivere è un atto; è qualcosa che fai. Adoro sentire le mie dita cavalcare la tastiera come un surfista le onde del mare, in cerca della parola più adatta per descrive quello che voglio raccontare. Quando lavori a una storia, devi puntare sulla creatività in ogni momento, per tirare fuori qualcosa di davvero originale, interessante e coinvolgente.
Per quanto riguarda gli aspetti negativi, be’, puoi immaginare, i clienti… Intendo dire, giornali, magazine e aziende alla fine sono tutti clienti: clienti che vogliono che tu faccia quello che vogliono loro, anche quando ti chiedono qualcosa che ti rendi conto non soddisferà le loro esigenze. Anche quando sai che la loro audience non apprezzerà quello a cui stai lavorando. Per fortuna, lavorando con loro sempre più, alla fine sviluppi una certa fiducia e li conosci così a fondo che puoi vendergli quello che vuoi. Ho detto vendere? Sì, esatto: come giornalista freelance e consulente di comunicazione devi spendere un sacco di tempo a vendere le storie che trovi e scrivi. E quando i clienti ti chiedono di scrivere qualcosa che non ami, fare l’amore diventa pornografia.
Quanto tempo scrivi ogni giorno? Che tipo di testi scrivi, e cosa ti piace di più scrivere?
Qualche ora. A dire il vero, scrivere richiede un sacco di amore per cose che accadono lontano dalla tastiera: leggere, osservare, parlare con le persone, porsi delle domande e così via. Quanto ami una persona non è determinato solo dal tempo che passi ad amoreggiare con lei.
Il tipo di scrittura che amo di più è quella in cui racconto come cerco di vivere intenzionalmente e i trucchi che io e altre persone abbiamo trovato per farlo. Però, mi diverto ancora a scrivere di tecnologia e startup, e recensire nuove app. Ci ho costruito sopra la mia carriera, ed è un po’ come il primo amore.
Hai anche scritto alcuni libri. Di che parlano e chi dovrebbe leggerli?
Ho pubblicato due ebook: iProduttivo, sulla produttività con iPhone e iPad, e Sognare per vivere, su come trovare il coraggio che avevi da bambino per essere capace di realizzare i tuoi sogni. Mentre il primo è un’ utile guida a metodi e app per incrementare la produttività su mobile, il secondo è rivolto a tutti coloro che hanno un progetto chiuso nel cassetto e aspettano un calcio nel sedere per cominciare a lavorarci.
Hai una particolare routine per la scrittura?
Per la mia scrittura sì, non è originale, ma funziona. Decido la sera prima cosa scrivere, ispirandomi a un post di Shawn Blanc intitolato ”The Note” . Mi alzo alle 6 circa, faccio un po’ di yoga e poi medito. Poi leggo un paio di pagine di un libro, o un articolo che ho messo da parte con Instapaper, o un riassunto di Blinkist. Infine, scrivo, di solito per mezz’ora o un’ora, prima di fare colazione con mia moglie e mia figlia. Dopo che sono uscite, di solito mi rimetto a scrivere per almeno un’altra mezz’ora, prima di dedicarmi a tutto il resto. 1
Che strumenti e app usi?
Come ben sai, sono un grande fan di Ulysses per iPad e la magior parte di quello che scrivo lo scrivo lì. Non potrei immaginare la mia attività di scrittura senza Ulysses. Altre app che uso sono Unread, per gli RSS; Instapaper, per salvare articoli interessanti che non ho il tempo di leggere quando li trovo; Pinboard, per archiviare risorse utili; Evernote, per salvare le idee che mi vengono; Drafts, per raccogliere pensieri e idee; Blinkist, per leggere riassunti da libri che mi ispirano (e a volte per ricordarmi i concetti chiave di un testo); Mindnode, per creare mappe mentali e outline prima di mettermi a scrivere; Quotebook, per raccogliere citazioni.
Altre app che uso meno sono Byword e Workflow, per pubblicare su WordPress in mobilità, specie se devo fare un link post 2; Marked, quando edito un testo sul mio Mac; Phraseology e Terminology quando scrivo in inglese su Medium, insieme a iTranslate e Grammarly. Uso anche le index cards per organizzare le idee e le strutture dei miei libri, e sto imparando a usare il bullet journal per organizzare le cose da fare. Un altro strumento molto utile che uso è Day One, un’app che mia aiuta a tenere un diario dove scriver cose che magari non pubblico, e che restano mie. A volte una nota diventa uno spunto per un post. La scrittura libera è un ottimo strumento per connettere te stesso con le storie della tua vita.
- Rispetto a quando ho rilasciato l’intervista, il tempo che riesco a dedicare alla scrittura è aumentato, ma sto scrivendo tante altre cose e sto lavorando a tanti piccoli cambiamenti per cui di recente ho scritto sui blog un po’ di meno. ↩
- Grazie alla nuova versione di Ulysses, non ne ho più bisogno. ↩