Essere fortunati
Pensi di essere fortunato o sfortunato? Molte delle persone che conosco sono certo che risponderebbero fortunato, “ma non fortunato nel senso di fortunato, fortunato perché c’è chi sta peggio”. Il punto è che la fortuna è per la maggior parte in nostro controllo.
Diversi anni fa allenavo una squadra di calcio e avevo a disposizione tre attaccanti: uno che adoravo perché faceva giocare bene la squadra, ma segnava poco o nulla; uno con degli ottimi piedi, ma non sapeva stare dentro l’area e segnava solo da fuori; e uno che non sapeva giocare a calcio, ma segnava a raffica. Era sempre dove arrivava il pallone, soprattutto se il pallone non andava dove tutti pensavano che sarebbe andato. Arrivava Juri e la buttava dentro che sembrava Pippo Inzaghi da bambino. Anni dopo, lessi un articolo in cui Wayne Gretzky, uno dei giocatori più forti di hockey, spiegava che il suo trucco per segnare così tanto era non andare mai dove il disco andava, ma andare sempre dove il disco sarebbe andato.
In How luck happens, la scrittrice Janice Kaplan sostiene che la fortuna sia composta da tre fattori:
- talento;
- lavoro duro;
- caso.
La combinazione di questi tre fattori genera la fortuna. Ora, mentre con il caso c’è poco da fare, con talento e lavoro duro si può lavorare. Per condizionare la fortuna occorre prepararsi a essere nel posto giusto al momento giusto (il che implica schiodare il sedere dalla sedia), e intravedere le opportunità, ovvero usare la testa per immaginarsi dove andrà il disco. Coltivare il talento è solo in apparenza più difficile, ma quello che richiede è soprattutto disciplina.
La conditio sine qua non è appassionarsi alle proprie idee, coltivarle con impegno ed essere persistenti. Penso a Steven King e alla sua collezione di racconti e libri rifiutati fino a quando non è diventato Steven King, come racconta in On Writing, la sua autobiografia.
Essere appassionati e persistenti però non è sufficiente, altrimenti saremmo tutti fortunati in modo uguale. Quando la fortuna arriva per baciare qualcuno, oltre a essere là ed essere preparati, bisogna anche spiccare dalla folla di quelli che vorrebbero essere baciati. Come si fa?
Qualche anno fa fui chiamato a selezionare un social media specialist per uno stage con finalità di assunzione all’interno di un venture capital. Mi diedero una pila di curriculum da consultare, e io li passai uno a uno dicendo “questo no” praticamente a tutti, senza leggerli. Ne scelsi uno, perché era graficamente accattivante. Studiato per farsi notare. Che ovviamente è una delle cose che mi aspetto da chi si voglia occupare del settore. Gli altri erano tutti in formato tradizionale. Nessuno degli altri candidati si era posto il problema di come farsi notare. Per emergere dalla folla devi pensare in modo diverso.
Basta questo per essere fortunati? Certo che no. Creare un network allargato, informare gli altri di quello che stiamo cercando, coltivare la serendipità, e più in generale massimizzare le opportunità di incontrare la fortuna sono altri aspetti chiave, ma il punto resta uno e uno solo: per essere baciati dalla fortuna, bisogna immaginare dove la fortuna andrà e farcisi trovare quando ci arriverà, agghindati in modo da non passare inosservati.